Terrorismo mediatico da coronavirus: che effetti genera in noi?

Terrorismo mediatico ai tempi del coronavirus

Coronavirus: sembra essere questa ormai la parola del giorno, l’argomento preferito di cui parlare, a casa, in tv o in videochiamata con i nostri cari. Prima era solo un nome, qualcosa da vedere in tv e il giorno dopo invece è diventata la nostra nuova realtà, da cui proteggersi e scappare.

Un virus questo che ha portato in superficie le nostre fragilità e la nostra parte più vulnerabile dato che siamo stati privati della cosa più grande che abbiamo, la nostra libertà.

Siamo stati ingabbiati, in casa, per due mesi, senza poter abbracciare le persone che amiamo e questo, non ha potuto che destabilizzare il nostro equilibrio: se facciamo riferimento ai dati recenti, il 63% della popolazione oggi soffre di ansia e d’insonnia.

Il virus, in un certo senso, ci ha privato anche del sonno e della nostra tranquillità: come stupircene?

Oltre il virus, che tutti ormai conosciamo, come Covid19, sembra esistere un ulteriore virus, che sta attanagliando le nostre vite: parliamo del virus della paura, che sembra essere alimentato anche da quello che vediamo ogni giorno, in tv e nei vari talk show: siamo sottoposti ad un terrorismo mediatico fatto di titoli sensazionalistici, notizie montate ad hoc e bollettini di guerra; questo non può che generare in noi sentimenti di ansia e paura.

Terrorismo mediatico: cosa vediamo ogni giorno e cosa proviamo

E’ inutile negarlo: il coronavirus ha conquistato l’arena mediatica, infondendo in noi tanta paura. Un virus questo che, dilagando molto velocemente attraverso televisione, internet, agenzie di stampa, arriva a contagiare un gran numero di persone, di tutte le età e condizioni.

Un virus, quello della paura, che non va certamente sottovalutato: se pensiamo che il Covid19 sta ricevendo una copertura mediatica senza precedenti, ci rendiamo conto della portata della questione; per capire di cosa stiamo parlando, basta far riferimento alle notizie che circolano ogni giorno, che riguardano mascherine introvabili, provvedimenti non leciti, riaperture incerte… per non parlare degli autocarri dell’esercito che a Bergamo hanno portato via le salme.

Ma che cosa provoca in noi guardare queste immagini?

Sicuramente terrore e paura: per questo possiamo dire che oggi, l’emergenza Covid, si è trasformata quasi in una maratona mediatica, che sta finendo per incutere sentimenti negativi in persone che già stanno vivendo questa situazione, con ansia e paura.

Come viene gestita l’informazione da Coronavirus e cosa provoca

Tutti abbiamo il diritto di essere informati: l’informazione è dunque un nostro diritto e soprattutto un nostro dovere e dobbiamo poter capire la situazione che stiamo vivendo, le norme che dobbiamo seguire e i numeri che stiamo raggiungendo in termini di deceduti e contagi, presupponendo che quelli, però, non sono solo numeri: ma persone.

Spesso si sente parlare di numeri e solo numeri, e si respira quasi la sensazione che, qualche volta, ci si dimentichi che dietro ci sono anche dei nomi di nonni, padri e figli.

Tutto questo, perché le notizie sul corona virus vengono gestite con i format dell’info-trattenimento, attraverso dibattiti in cui si dà spazio a previsioni, ipotesi e pareri di diversi ospiti, che spesso, dicono anche cose contraddittorie.

Il risultato? Disorientamento e angoscia.

L’importanza di un’informazione responsabile

Da quanto detto si evince, come sia necessario un maggior senso di responsabilità, soprattutto da parte dei media.

Chi si esprime rispetto a questa emergenza, dovrebbe considerare il fatto che dall’altra parte ci sono persone che ascoltano e che non possono che essere, a loro volta, influenzate da ciò che sentono. A tal proposito, è giusto sottolineare il fatto che le notizie, anche quelle meno belle, vanno date, ma perché non dare spazio anche a quelle che potrebbero regalare un sorriso, a chi da casa, non aspetta altro?

Tra i tanti bollettini a cui ogni giorno assistiamo, sembrano essere sempre meno le informazioni che riguardano, per esempio, i risultati che si stanno ottenendo, giornalmente, nel potenziamento del servizio sanitario.

Dicono di non volerci illudere con false speranze, ma oggi più che mai abbiamo bisogno di sperare, di capire che possiamo uscirne fuori, presto… e invece ci riempiono di terrorismo mediatico, fatto solo di numeri e parole, aumentando le nostre incertezze, i nostri timori, le nostre paure.

E come dice il dottor Giancarlo Sturloni, specializzato in Comunicazione del rischio, “Un’estesa copertura mediatica sicuramente contribuisce ad elevare la percezione del rischio e allo stesso tempo riflette la preoccupazione della società: si tratta di due aspetti che si influenzano e si alimentano a vicenda”.

Consigli per rimanere lucidi

Non possiamo cambiare o fermare la macchina mediatica, tanto meno pensare che sciacalli delle notizie decidano, di punto in bianco, di rinunciare all’audience in virtù di un’informazione ponderata e meno sensazionalistica; però possiamo essere noi, per primi, a cambiare qualcosa e a scegliere cosa evitare di guardare: se sappiamo che in un determinato programma, vengono alimentate ansie e paure, possiamo scegliere di non guardarlo più e privilegiare magari uno spazio più serio, in cui si mette realmente in evidenza la situazione che stiamo vivendo, senza però che il tutto venga esasperato.

Stessa cosa vale su Internet: possiamo scegliere di non seguire più pagine che incutono paura, già dal titolo degli articoli che pubblicano.

Insomma, in questo senso, sta a noi decidere a cosa affidarci per evitare di essere sommersi da quei sentimenti che il terrorismo mediatico porta e può portare.


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