#iorestoacasa: sopravvivere al coronavirus restando a casa

#iorestoacasa: sopravvivere al coronavirus restando a casa

#iorestoacasa: consigli utili per sopravvivere all’isolamento da pandemia

Ne siamo tutti a conoscenza: l’Italia è  bloccata per il coronavirus: le famiglie si ritrovano, così, ad essere rinchiuse in casa, per il proprio bene e per quello degli altri.

Le scuole sono chiuse, buona parte delle attività produttive (tutte quelle non di primaria necessità), tutto sembra fermo. Anche, il nostro equilibrio sembra vacillare: non siamo più abituati a restare chiusi in casa, “ingabbiati”.

In questa società così in movimento, in cui tutto va veloce, fermarsi a pensare, diventa destabilizzante e sembra spontaneo chiederci, nelle nostre ormai lunghissime giornate, “cosa posso fare tutto questo tempo in casa?”

Domanda che fatica a trovare risposta. L’unica, quella che sembra avere più voce, ha un nome: ansia.

Quanti di voi in questi giorni hanno detto a loro stessi, o a chi è loro vicino, “ho l’ansia”?

Metabolizzare tutte queste restrizioni non è semplice e quindi l’ansia sembra essere dietro l’angolo. Quale meccanismo si nasconde dietro tutto questo?

Metabolizzare l’epidemia di coronavirus: le fasi dell’accettazione

Come racconta Armando Toscano, psicologo sociale esperto di dinamiche di comunità, metabolizzare un’epidemia come questa, comporta delle fasi; non si metabolizza tutto e subito, così: molti di noi ,a seguito della “sospensione della normalità”, hanno risposto con la negazione. In questa fase, le persone non sembrano accettare la realtà: non vogliono restare a casa e pensano che tutto sia esagerato.

«Da un lato, le persone faticano a realizzare di dover cambiare il proprio stile di vita perché sono per natura contrarie a tutto ciò che mina la loro autostima – che sia andare al lavoro, incontrare gli amici o tenersi in forma», spiega Toscano a Linkiesta.

Generalmente, l’uomo reagisce per tutelare se stesso, e lo fa sulla base delle informazioni che possiede. Se queste risultano essere allarmanti, tendiamo a reagire con tutte le nostre capacità, per fuggire o per attaccare e difenderci, per proteggerci da ciò che ci terrorizza, anche attraverso il meccanismo opposto: la negazione, appunto.

La seconda fase?

Quella della rabbia: essere costretti a restare in casa, forzati a vivere 24 ore su 24 con il resto della famiglia senza poter fare altro, senza poterci dedicare ai nostri hobbies, può renderci aggressivi.

Finché non si approda alla fase successiva, quella della negoziazione (dove si cerca di scendere a compromessi) e poi quella della depressione, una fase che, però, assume un’accezione positiva, poiché ci si rassegna al fatto che sia giusto rimanere in casa.

In questa fase apriamo gli occhi, capiamo che è necessario portare pazienza e che occorre osservare le regole.

Finché non arriviamo nella fase dell’accettazione, dove iniziamo a convivere in maniera serena e costruttiva con le nuove condizioni.

Depressione reattiva: difficoltà nell’affrontare un evento e nel cambiamento

Prima di arrivare all’accettazione finale, vi sono diverse fasi: dobbiamo attraversare le nostre resistenze, la nostra ansia e la nostra depressione affinché non ostacolino l’elaborazione dell’evento e delle sue conseguenze.

La depressione reattiva è una risposta esagerata ad un evento e ne può impedire l’elaborazione, che quale, come abbiamo visto, presuppone diverse fasi.

Si manifesta, solitamente, attraverso questi 4 diversi componenti:

  1. generale abbattimento fisico: stanchezza debolezza muscolare;
  2. tendenza a ripetere quadri comportamentali disfunzionali;
  3. fragilità psicologica e emotiva;
  4. sentimento di pentimento a livello esistenziale.

4 componenti questi accumunati da un’unica radice: lo stop che ci è stato imposto.

Sono tanti gli studi che confermano come i cambiamenti dello stile di vita, siano complessi da realizzare: l’uomo ha difficoltà a cambiare le sue abitudini perché, per forza di cose, questo significherebbe essere costretti ad affrontare nuove difficoltà.

#iorestoacasa – Vivere 24 ore su 24 in casa: marito e moglie non sono abituati

Come ben sappiamo, ogni giorno marito e moglie si dividono tra vari impegni, sia lavorativi che privati: questo porta i coniugi a vedersi poco e a condividere più tempo solo nel fine settimana o nei giorni di ferie.

Nei restanti giorni, si è abituati a gestire le proprie attività ed i propri spazi domestici, in modo autonomo.

In questi giorni di limitazioni, invece, ci si ritrova a dover fare i conti con uno spazio condiviso per tutta la giornata e tutti i giorni: l’atmosfera con questi presupposti non può che appesantirsi.

Possono venir fuori diversi problemi: ad esempio dividersi gli spazi, se entrambi lavorano da casa; occuparsi dei figli mentre l’altro lavora; cucinare, ecc… insomma, la lite non può che essere dietro l’angolo.

#iorestoacasa – I figli: l’importanza del rassicurarli

Se si hanno figli piccoli, ci si può chiedere come occorre affrontare la cosa, cercando di essere il più delicati possibile.

Come afferma Enrico Zanalda, presidente della Società Italiana di Psichiatria (Sip) “in un primo momento i bambini delle primarie saranno stati contenti della chiusura delle scuole che, ovviamente, vivranno come una vacanza. Ma tutto ciò avviene in un contesto di allarme e con il passare dei giorni il prolungamento della sosta scolastica forzata con il distacco da compagni e insegnanti, comincerà a pesare, alimentando ansie e preoccupazioni che i genitori si troveranno a gestire in prima persona“.

Quindi, la domanda sorge spontanea: come gestirli?

Questa per esempio può essere un’altra problematica conseguente all’ingabbiamento, dovuto all’emergenza che stiamo vivendo.

#iorestoacasa – Perché è difficile digerire le limitazioni da Coronavirus?

Insomma, come abbiamo visto, sono diversi gli aspetti da considerare in questo scenario di allarme e chiusura forzata.

Uno scenario che facciamo fatica a digerire: l’opinione pubblica sembra ferma, infatti, nella fase della negoziazione. C’è ancora chi pensa di poter uscire di casa senza fare gran danno. Molti, insomma, non si rendono ancora conto di quanto sia necessario rispettare le regole.

Questo anche per una motivazione di tipo culturale: in Italia siamo abituati, dopo aver ricevuto delle informazioni, a discuterne prima di digerirle e metterle in pratica. La Cina, in questo, sembra essere differente: un approccio top-down, ovvero dall’alto verso il basso, è normale lì. Noi invece abbiamo bisogno di un processo graduale per prendere consapevolezza di ciò che accade.

#iorestoacasa – Come gestire le proprie emozioni e cosa fare restando in casa durante le limitazioni da Coronavirus

Vediamo qualche consiglio che può tornarci utile in questo periodo di quarantena, in cui siamo costretti a cambiare le nostre abitudini quotidiane, al fine di gestire il nostro stato di isolamento e solitudine.

Troviamo la motivazione e cerchiamo di essere più comprensivi. In questi casi è normale sperimentare solitudine e disorientamento: ma una cosa è importante dirla. L’uomo, generalmente, è in grado di adattarsi a tutto ma, ovviamente, deve avere la motivazione ed i tempi giusti ma… a noi, il tempo è mancato: è successo tutto troppo in fretta e non abbiamo avuto modo di assimilare. La mente umana, d’altronde procede per assimilazione, il nuovo viene valutato in base a ciò che già conosciamo: in un certo senso questa ci rassicura.

Il problema è che ciò che stiamo vivendo non l’abbiamo mai sperimentato e questo può destabilizzarci: ecco che risulta importante trovare dentro noi delle motivazioni.

Dobbiamo imparare a restare nelle nostre 4 mura, insieme alle persone che amiamo.

Alla fine ci stanno chiedendo solo questo. Se vogliamo possiamo resistere, trovando in noi la forza e la consapevolezza che ora possiamo fare quello che prima ci lamentavamo di non poter fare.

Impariamo a gestire le nostre emozioni: alla base dei nostri pensieri ci sono sempre le nostre emozioni e successivamente a dei pensieri ci sono dei comportamenti che, a loro volta, attivano altre emozioni e funzioni fisiologiche.

Per questo, in casi come questi, occorre cercare di allenare la nostra capacità di regolare le nostre emozioni: in un certo senso dobbiamo cercare di capire quando un nostro comportamento diventa assurdo, prima ancora che lo mettiamo in pratica. In un certo senso dobbiamo razionalizzare la nostra paura.

#iorestoacasa – Riconcettualizzazione dell’ingabbiamento: nuovo modo per riscoprirsi e per rispettare  le regole

Restare in casa è cosi drammatico?

Il professor Ruini afferma, a tal proposito, come “nelle famiglie sane questa fase possa essere l’occasione per scoprire nuove dimensioni della vita familiare, per condividere più tempo insieme e riscoprirsi l’un altro“.

Se per esempio, siete generalmente voi donne ad occuparvi della cucina, in questi giorni potrebbe occuparsene vostro marito.

Il professore prosegue dicendo, “invece, nelle famiglie disfunzionali, ovvero in quelle in cui è già presente qualche problema, bisogna darsi delle regole di convivenze e dividersi bene i compiti stabilendo, per esempio, chi va a fare la spesa, chi si stacca dal computer per far da mangiare, chi gioca un po’ con i bambini e così via. Altrimenti, questa convivenza forzata può diventare una miccia esplosiva“.

Insomma, torna utile ancora una volta, il rispetto delle regole, anche all’interno del proprio sistema familiare.

#iorestoacasa – Come comunicare ai propri figli le limitazioni da Coronavirus

A proposito dei figli, come comunicare quello che sta succedendo? Perché siamo arrivati al punto di essere ingabbiati?

Sicuramente è importante, quanto necessario, spiegare loro le vere ragioni della chiusura della scuola, ovviamente attraverso un linguaggio semplice, che sia adatto alla loro età: in tal modo, il bambino non avrà la necessità di sostituire le motivazioni reali con sue fantasie o paure eccessive.

Non solo: in questo modo aiuteremo i nostri figli ad essere più responsabili e a seguire delle regole.

Un modo più concreto per rassicurare i nostri figli?

Secondo Massimo Di Giannantonio, presidente eletto Sip, bisogna approfittare di queste giornate e diventare i nuovi compagni di gioco, o di cucina, dei nostri figli: insomma, dobbiamo occupare la nostra mente e le nostre giornate.

Riprendiamo quelle attività lasciate in sospeso o che amiamo tanto: vi sono moltissime cose da fare in casa, più di quanto crediate. Ci possiamo allenare, guardare le nostre serie tv (ad esempio quelle che volevamo tanto vedere, ma non trovavamo mai il tempo).

E perché non studiare? Anche la nostra formazione professionale potrebbe beneficiare della quarantena: facciamo un corso online, leggiamo qualche libro. Siamo fermi, ma questo non ci impedisce di viaggiare con la mente.

#iorestoacasa – Ne usciremo più forti e consapevoli

Facciamo tutto questo con la consapevolezza che, di questa esperienza, resteranno cose impagabili.

Si, perché dopo una prima fase di mancata consapevolezza, ritroveremo e riassaporeremo il sapore della responsabilità. Del senso civico. Della reciprocità.

Si, perché questa epidemia sicuramente ci sta privando delle nostre abitudini, di quelle relazioni che sono al di fuori della nostra casa, ma ci sta facendo finalmente ricordare che non esistiamo solo noi o i nostri desideri.

E soprattutto che la nostra “normalità” è la cosa più cara che abbiamo. Una volta recuperata, apprezziamola di più.

Aiuto psicologico professionale

In questo periodo vi sentite sopraffatti da queste giornate? Non riuscite a gestire i vostri spazi domestici e questo vi rende ansiosi, depressi e litigiosi con il vostro compagno? Non riuscite a vedere la luce?

Potete farvi aiutare da uno dei nostri psicologi online che hanno scelto di mettersi in prima linea disposti ad aiutarvi e ad affrontare i disagi che questo ingabbiamento comporta.

La soluzione c’è :#iorestoacasa. Non molliamo e domani saremo più forti che mai.


Hai bisogno di aiuto? Chedi ai nostri psicologi online


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