Sindrome della capanna: come uscirne?
La sindrome della capanna: strascico della quarantena.
Oggi, dopo il lockdown a cui siamo stati sottoposti, per evitare il contagio da Coronavirus, stiamo riprendendo in mano la nostra vita.
Stiamo iniziando a riassaporare la libertà, quella che ci è venuta a mancare per diversi mesi: ovviamente il ritorno alla normalità sta avvenendo secondo delle precise regole, con gli opportuni sistemi di protezione e con le giuste distanze.
Insomma, finalmente ci stiamo aprendo al mondo, alla vita, ai nostri affetti.
Da quanto aspettavamo tutto questo? Eppure se da una parte c’è chi non vedeva l’ora di poter uscire e concedersi alla vita, dall’altra c’è chi invece non la pensa affatto così. Sono in tanti a sperimentare paura, insicurezza, ansia, all’idea di poter uscire nuovamente.
Questo fenomeno emotivo, definito “Sindrome della capanna“, sta interessando davvero molte persone, a causa del lungo periodo di distacco dalla realtà a cui siamo stati sottoposti.
Cerchiamo di saperne di più, qui di seguito.
La sindrome della capanna: come si manifesta
Dopo il lockdown, provate paura all’idea di uscire? Provate ansia al sol pensiero di riprendere i vostri impegni, al di fuori della vostra casa? Avete la sensazione che tutto ciò di cui avete bisogno si trovi tra le vostre mura domestiche?
Sicuramente state sperimentando quelli che sono i sintomi della sindrome della capanna, una condizione emotiva, che secondo la Società Italiana di Psichiatria sta colpendo circa un milione di italiani.
Questa sindrome sembra essere caratterizzata da un senso di smarrimento che spinge un soggetto a voler continuare a restare nel proprio rifugio e a non voler così varcare la soglia della propria casa.
A tal proposito, è bene sottolineare come questo non sia un disturbo psicologico, ma una reazione emotiva naturale.
Dopo aver trascorso giorni e giorni nella nostra casa, lontani dal resto del mondo, il nostro cervello si è in un certo senso abituato a quella sicurezza e protezione che abbiamo ritrovato.
Inoltre c’è un altro aspetto da considerare a tal proposito, ovvero la paura del contagio: insomma il Coronavirus c’è ancora, e quindi anche il rischio di contagiarsi c’è. La paura quindi di ammalarsi non è certo scomparsa, dunque è comprensibile che in alcuni si possa poter sviluppare una sorta d’insicurezza, al sol pensiero di dover uscire.
Il timore che i propri cari possano in un certo senso ammalarsi, magari anche per “causa nostra”, ci destabilizza, per questo proviamo maggior sollievo, rimanendo a casa.
Questo fenomeno emotivo, non è del tutto nuovo, poiché sembra risalire al 1900, quando, negli Stati Uniti, i cercatori passavano mesi e mesi in una capanna.
L’isolamento era dovuto all’esigenza di concentrare la propria attività in determinati periodi.
Tra gli effetti di tale condizione vi è il rifiuto di tornare alla normalità, ai rapporti, sfiducia nei confronti dell’altro, ansia, stress. Insomma, una condizione di isolamento può indebolirci da un punto di vista psicologico e portarci ad avere paura di tornare a vivere.
Ma come si manifesta questa sindrome?
Tra i sintomi di questa condizione emotiva ritroviamo:
- episodi di irritabilità;
- tristezza, angoscia, frustrazione;
- stanchezza e malessere fisico;
- difficoltà ad alzarsi al mattino;
- difficoltà di concentrazione;
- demotivazione;
- voglia di determinati cibi per lenire l’ansia.
La caratteristica più evidente?
Ovviamente la paura di uscire, perché vige l’idea che in casa si abbia tutto quello di cui si ha bisogno. A questo punto la domanda più ovvia, che verrebbe a tutti di porci, è “come fare per uscirne”?
Strategie per superare la Sindrome della Capanna
Come far per affrontare le nostre stesse paure? Sicuramente questa è una condizione che sparirà con il ritorno totale alla normalità: un ritorno questo che non vediamo l’ora che arrivi.
Ma nel frattempo, nel nostro piccolo, cosa possiamo fare?
Innanzitutto è importante accettare le emozioni: dopo il lungo periodo di isolamento che abbiamo sperimentato, è naturale essere scossi emotivamente. Quindi quello che stiamo provando è del tutto naturale.
Per questo è importante che ci prendiamo cura di noi e dei nostri bisogni.
Stabiliamo degli obiettivi e gestiamo in modo ottimale il nostro tempo e le preoccupazioni non avranno “spazio né tempo” per nascere. A tal proposito possiamo organizzare una nostra routine, in cui possiamo dedicarci al lavoro, alla casa, all’attività fisica.
Bisogna insomma cercare di trasformare in positivo quello che ci è accaduto: non abbiamo forse avuto modo di riflettere sul vero valore della vita? Non abbiamo forse imparato a dare importanza alle cose e alle persone che la meritano davvero?
Insomma, in questo periodo abbiamo imparato a rinunciare al superfluo: bisogna guardare anche l’altra faccia della medaglia.
Per il resto, datevi tempo, le sensazioni che provate, hanno ragione d’esistere. Non alimentate, però le vostre paure e le vostre ansie, affidandovi magari a fonti di informazione distorte, non veritiere e che hanno solo lo scopo di spaventarvi, più che informarvi.Ma soprattutto concedetevi del tempo: se non volete uscire oggi, va bene.
Lo potete fare domani o quando vi sentirete davvero pronti, iniziando magari a fare una bella passeggiata, a contatto con la natura, per sentire nuovamente la bellezza del poter uscire e del farsi accarezzare dal vento.
Per ridurre gli effetti della sindrome della capanna, evitate per esempio di passare molto tempo a letto: questo non vi aiuta.
L’idea di uscire da casa vi terrorizza? Non riuscite proprio a varcare la porta di casa?
Cercate supporto: fatevi aiutare da un professionista, anche questo significa sapersi ascoltare.
Attraverso un percorso terapeutico potreste anche risolvere dei disagi pregressi, che magari non avete ancora elaborato.
Insomma impariamo ad ascoltarci, attivamente, e le nostre paure ci lasceranno liberi di vivere al meglio la nostra vita.
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