Respirare nel trauma

Respirare nel trauma

Traumi che risvegliano lo spirito guerriero

I miei bisnonni sono morti nei campi di concentramento. Mio nonno è scampato alle persecuzioni razziali nascosto per due anni in una cantina e mio padre cacciato da casa e da scuola si è salvato perché la madre non era ebrea.

Successivamente nella mia vita ho vissuto diversi traumi familiari e non, cito i meno “intimi” come un incidente stradale e i ripetuti ricoveri in rianimazione di mia figlia.

Ho scelto psicologia per avventurarmi fuori casa in un’altra città e per il grande interesse che ho sempre avuto per la storia delle persone.

Tutto quello che ho subìto e con cui spesso, molto faticosamente, ho dovuto fare i conti mi ha fatto diventare forte e in grado di proteggere le persone più deboli. Questa forza diventa quasi aggressiva quando vengono lesi i miei diritti, nelle sfide da affrontare con i pazienti o nelle situazioni di pericolo come questa che stiamo vivendo a causa del coronavirus.

Attenzione, non che non abbia paura per la salute dei miei cari e per la mia, soprattutto in relazione alla possibilità di lasciare da solo qualcuno vicino che ha molto bisogno di me, ma in situazioni come questa tiro fuori tutta la forza della mia storia e divento una guerriera.

Risparmiati dai traumi

E curioso è che il mio pensiero ricorrente di questi giorni non va alla mia situazione, ma alle persone che non hanno mai subìto niente di tutto questo.

Perché ci sono quelli che sono stati risparmiati dai traumi, le cui vite vanno lisce tra vacanze, lavoro, comunioni o weekend e morti solo quando lo richiede la fine naturale della vita. E mi colpisce perché penso con più compassione a loro perché capisco quanto sia difficile e mi chiedo come si sentiranno.

Ed è a loro che mi rivolgo, a loro che spesso mi hanno detto “non so come avrei fatto io“  rispetto alla mia vita, quando invece avrei voluto ricevere altre parole, a loro, senza rancore, ma con pena dal profondo del mio cuore, dico: “resistete perché anche voi ce la farete, anche voi potete essere forti“.

E ve lo dico con enorme dispiacere per la vostra fatica, ma ce la farete, perché nelle situazioni di difficoltà dobbiamo tirare fuori la forza che abbiamo dentro e non perché andrà tutto bene.

Resistere al trauma per trovare valore

Sono contraria a questo buonismo (incoerente col fatto che migliaia di persone stanno perdendo i loro cari per colpa di questo virus), ma perché dovete resistere per attaccarvi alla vita come non mai, come se foste già in rianimazione.

E lo state già facendo, vivendo in questo modo, se vi attenete a questa nuova vita di regole, che veramente devono essere rispettate, insolita consuetudine per noi italiani.

Continuate così, con forza pensando a comportarvi secondo le circostanze, senza puntare il dito nei confronti di quelli che non lo fanno, perché dagli untori manzoniani ad oggi c’è stato il progresso e cogliamo l’occasione per renderlo anche etico, dell’anima, e non solo tecnologico e digitale.

Attacchiamoci a quello che abbiamo ancora, le azioni domestiche del quotidiano, le parole dei nostri familiari, il contatto con gli amici, anche se virtuale, che non è tutto, ma è molto. E ancora la cura della nostra persona, la musica, quello che possiamo fare ancora, la libertà di essere in salute.

E se ce la faremo la vita ci aspetterà fuori e l’aria sarà la migliore che avremo mai respirato.

Della crisi economica ci occuperemo veramente quando torneremo a respirare che è l’unica cosa che conta ora e allora vi renderete conto di quanto siete stati forti, la vita non sarà più la stessa, ma ci sarà.


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