Comfort zone: perché dà sicurezza

Comfort zone: perché dà sicurezza

Comfort zone: perché dà sicurezza

Come Linus aveva la sua copertina che si portava sempre con sé, da piccoli avevano un fazzoletto impregnato dell’odore di mamma o un peluche con cui dormire, a scuola si aveva l’amica/o del cuore, in adolescenza ci incontravamo sempre nella stessa piazzetta (e da lì si progettavano sogni, viaggi, e desideri).

Poi siamo cresciuti, e da adulti, più o meno inconsapevolmente, abbiamo strutturato la nostra vita attorno a delle solide routine e abitudini, tanto monotone quanto rassicuranti.

Ci siamo “accomodati” in uno stile di vita e in un quadro familiare e relazionale che ci dà sicurezza e tranquillità.

Abbiamo, cioè, creato tante piccole e grandi comfort zone; aree protette in cui rifugiarci nei momenti di instabilità.

Definizione di comfort zone

Il termine Comfort zone è stato usato in ambito scientifico per indicare una condizione corporea ottimale nella quale non si ha né caldo né freddo. E’ stato poi adottato in psicologia per descrivere una sensazione piacevole di familiarità e protezione.

Durante la pandemia che ha destabilizzato molte certezze, molti di noi hanno sperimentato a pieno il significato di “stare nella comfort zone”. Abbiamo dato la colpa della nostra inattività a cause di forza maggiore o esterne. In realtà ciò che ci trattiene dal fare un passo verso un cambiamento spesso è legato ad un fattore interno: la paura.

Cambiare lavoro, casa, paese, chiudere o aprire una relazione, dire ciò che si pensa ad una persona, prendersi delle responsabilità, sono azioni estremamente pericolose. Perché? perché richiedono la capacità di mettersi in discussione, di gestire il fallimento, di tollerare l’ansia, e di fare i conti con la paura dell’ignoto.

Anche la scienza dimostra che attraversare il confine tra la sicurezza e l’insicurezza è difficile.

Perché ricerchiamo la zona di comfort?

Il nostro cervello è pigro e schematico e utilizza percorsi già conosciuti e semplici (secondo il principio dell’ottimizzazione delle risorse.) Una ricerca condotta da Yerkes e Dodson evidenzia che uno stato di comfort genera una prestazione costante, ma un livello di ansia medio (tale da aumentare l’aurosal) aumenta la perfomance. Viceversa un livello di ansia eccessivo genera stress e interferisce con le prestazioni.

Tuttavia va sfatata la credenza che uscire dalla zona sicura significhi andare incontro al pericolo e che il prezzo da pagare per il proprio benessere sia troppo alto.

Uscire dalla comfort zone significa superare i propri confini, crescere, guardare in prospettiva, aprirsi al nuovo e imparare nuove abilità.A livello celebrale quando si smette di imparare e un’area non viene più utilizzata, viene distrutta; per cui anche i neuroni, come il nostro corpo, ha bisogno di essere alimentato e allenato attraverso continue sfide.


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