Come fa uno psicologo a non rimanere emotivamente coinvolto dai racconti dei pazienti?
Il mestiere dello psicologo, probabilmente, è uno dei più discussi e di cui spesso si parla in modo alquanto ironico. Quante volte capita di parlare della professione dello psicologo o vedere immagini collegate a questa professione in Tv o al cinema?
Riflessioni introduttive
Probabilmente è capitato spesso, del resto la figura dello psicologo è una figura che sicuramente si è diffusa anche grazie all’immaginario e alle scene che ne sono state diffuse in merito. Ad esempio, tutti noi pensiamo subito allo psicologo come a quella persona che ascolta e supporta i suoi pazienti e, quindi, ce lo immaginiamo seduto sulla propria poltrona col paziente davanti sdraiato sul lettino: questa è sicuramente l’immagine che tutti noi abbiamo e conosciamo, se si parla dello psicologo.
Ovviamente oggi molti di noi sanno che questa figura professionale va ben oltre quest’immagine comune e diffusa anche perché esistono diverse formazioni nell’ambito della psicologia che quindi ci permettono di comprendere come, effettivamente, il ruolo di questi professionisti non confini solo e soltanto in questo.
In ogni caso lo psicologo, di per sé, è una professione di aiuto quindi supporta e aiuta chi ha di fronte. Questo ovviamente porta a tantissime dinamiche in quanto, essendo una figura di supporto, lo psicologo di per sé ascolta tutto ciò che l’Altro ha da dire e che quindi è la fonte del proprio malessere o del proprio disagio. Una domanda che molti si pongono è: “come fa uno psicologo a non essere coinvolto emotivamente da ciò che ogni giorno ascolta?” Insomma come fa ad essere distaccato da tutto ciò con cui viene a contatto ogni giorno?
Si tratta di una bella domanda che spesso tormenta anche chi studia e lavora in questo ambito.
Dilemma dello psicologo: è possibile essere distaccati da ciò che viene raccontato?
La professione dello psicologo, seppur da molti sottovalutata e non apprezzata, in realtà è una figura sanitaria e professionale estremamente importante. Tutti noi, ad oggi, sappiamo quanto sia importante il proprio benessere psicologico oltre che a quello fisico; importante per poter apprezzare tutto ciò che viviamo è vivere uno stato di benessere a 360 gradi che quindi comprenda ogni sfera della propria vita. Lo psicologo ci aiuta proprio a stabilire un benessere a tutto tondo che ci permetta anche di vivere in modo sereno tutto ciò che ci capita.
Quello da cui si parte, però, è proprio il malessere o il disagio psicologico; spesso chi va dallo psicologo, lo fa proprio per stare meglio e per conoscere la fonte di ciò che determina un malessere o semplicemente una difficoltà. Si tratta di un percorso estremamente importante ed intenso per chi lo vive, perché significa mettersi in gioco e conoscersi a fondo ma, allo stesso tempo, è anche un percorso impegnativo per lo psicologo che quindi deve supportare il “paziente” nel percorso stesso.
Una domanda che molti si pongono è: “come si può essere distaccati quando la persona che abbiamo di fronte ci racconta eventi o dinamiche dolorose?” O semplicemente come si fa a non farsi coinvolgere in qualcosa di particolarmente intenso? Partiamo col dire che lo psicologo ha alle spalle una formazione estremamente lunga e quindi anche piuttosto impegnativa. Durante tutto il percorso di formazione, infatti, lo psicologo è chiamato a formarsi non soltanto dal punto di vista teorico, ma anche dal punto di vista personale; egli acquisisce competenze professionali che, quindi, aiutano proprio in questo percorso.
Questo, però, non è sempre semplice soprattutto durante i primi periodi di attività lavorativa; spesso, infatti, può accadere che il “pazienti” riporti in seduta delle tematiche che anche lo psicologo ha vissuto o vive in prima persona o che, per qualche propria dinamica personale, lo coinvolge emotivamente.
Cosa fa lo psicologo per essere distaccato?
A questo punto potremmo chiederci: “come fa lo psicologo a non farsi coinvolgere?” O cosa deve fare quando si accorge di esserlo?
Importante è essere neutrale
Un primo punto su cui è necessario soffermarsi è che lo psicologo deve essere neutrale per poter lavorare bene. Sicuramente ciò non vuol dire che lo psicologo debba essere distaccato e poco empatico, ma che deve riuscire a trovare proprio il giusto compromesso tra intimità ed empatia e distacco, quindi deve riuscire ad essere contemporaneamente accogliente ma anche contenitore di emozioni. Importante è guardare sempre la situazione con occhi esterni, senza perdere l’oggettività che serve per lavorare bene.
L’importanza della supervisione
Quando uno psicologo si accorge che, in qualche modo, c’è una dinamica che sta sfuggendo al proprio controllo o che l’oggettività si sta perdendo, deve riuscire ad affidarsi anche ad altri collegi che quindi possano aiutarlo nel vedere la situazione con una certa oggettività. Importante è, quindi, la supervisione con i colleghi per rileggere insieme le dinamiche presenti in quella relazione col paziente.
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