Relazioni tossiche

Relazioni tossiche

Le tipologie di relazioni sono le più disparate e, tra queste, troviamo dei legami profondamente tossici ed invalidanti con partner che hanno caratteristiche personologiche specifiche. Tra questi partner una delle personalità di rilievo nella creazione di legami tossici che risultano molto invalidanti per le “vittime” sono le persone con disturbo narcisistico di personalità.

Vi descriverò ora in breve che tipo di personalità è la personalità narcisistica e seguirà un piccolo estratto di un’intervista ad una paziente che dopo tanto lavoro nel contesto terapeutico è riuscita a liberarsi da quella prigione simbolica che la sua relazione era diventata.

Se vi interessa il tema, sul canale Youtube @psicoexplorer trovate molto materiale video su quelli che sono i campanelli d’allarme per riconoscere una relazione tossica, sulle implicazioni psicologiche connesse ed una video intervista ad una paziente che ha condiviso in forma anonima la sua esperienza.

E’ difficilissimo chiudere una relazione con un narcisista patologico. Egli conosce alla perfezione la sua vittima e sa benissimo su quali tasti far leva per mantenere il partner ingaggiato in uno stato di incomprensione e confusione in una posizione di speranza e smarrimento.

Il narcisista tiene la sua vittima in un costante stato di bisogno emotivo alimentando l’illusione che questo sarà prima o poi soddisfatto, ma ciò non accadrà mai!

Egli si nutre dell’altro per immaginare un’identità che c’è solo nel rispecchiamento con l’altro e che ha unicamente la funzione di “meet the needs” e quindi di soddisfare i suoi bisogni.

Anche se spesso il narcisista appare dall’esterno come brillante e sicuro di sé, ha in realtà bisogno di trattenere la sua vittima e abusarne come un vampiro energetico per cogliere un senso di sé rubandolo all’altro.

La relazione con un narcisista è profondamente abusante per la vittima che si sentirà sempre oscillare tra l’oppressione e l’illusione dell’amore e questo a lungo andare logorerà la vittima fino a portarla a soffrire psicologicamente in modo significativo.

Per uscire da questo tipo di relazione è fondamentale riconoscere la propria partecipazione come vittima a questa dinamica così da riconoscere il problema. Questo primo passo non è così facile, infatti spesso la vittima, pur di non cambiare le cose, trasformerà il racconto a proprio vantaggio ponendosi nella dimensione dell’illusione che le cose miglioreranno (ma non miglioreranno!).

Che la vittima abbia una tendenza personologica alla dipendenza affettiva o no, sarà il narcisista a porvi in una dimensione di dipendenza, senza nemmeno che voi ve ne accorgiate, se non più avanti nel tempo.

Per uscirne indenni è importante iniziare un percorso di supporto psicologico o di psicoterapia  che possa darvi gli strumenti e una chiave di lettura diversa per gestire la situazione.

Una volta usciti/e dalla relazione abusante con un narcisista sarà fondamentale mantenere il “No Contact” e quindi una posizione di distacco completo e totale poiché ogni sms, chat, whatsApp che il narcisista vi manderà avrà solo la funzione di riportarvi nella spirale della dipendenza e sarà agito solo per i suoi scopi personali.

Intervista scritta in anonimo ad una paziente che è riuscita ad uscire da una relazione tossica.

1) Quanto siete stati insieme tu ed il tuo compagno?

Il rapporto con lui è durato circa un anno.

2) Come si comportava inizialmente?

È sempre stata una persona dal carattere forte, un dominatore.
Inizialmente sono stata io “a spingere” tra i due. Lui mi ha rifiutato parecchie volte,ma tenendomi sempre lì in stand by. Ha sempre voluto decidere tutto, ma nonostante questo gli piaceva il mio corteggiamento e nel momento in cui avevo deciso di lasciar perdere è stato lui a cercare me.
Diciamo che nonostante il carattere forte e un po’ lunatico sembrava una persona “normale”.

3) Quando hai visto un cambiamento nel suo modo di essere?

Giorno dopo giorno.
Alternava fasi di dolcezza a schifo totale nei miei riguardi.
E poi come se nulla fosse tornava ad essere tranquillo.

4) Litigavate? Perché? Come stavi dopo?

È sempre stato tutto un litigio. Le uniche volte in cui non si litigava era quando io lasciavo correre e stavo zitta. Per poi esplodere tutto insieme.
Alla fine di ogni discussione, stremata, chiedevo scusa io. Nonostante sapevo che non fosse giusto e che non fosse corretto. Io avevo le mie ragioni. Ma lui mi “minacciava” che sarebbe andato via, che poteva vivere senza di me, che non aveva bisogno di me per andare avanti e alla fine io tornavo sempre.
Il giorno del mio compleanno si scordò’ di farmi gli auguri. Mi lasciò anche in realtà, perché mi sono permessa di rimanerci male. A fine giornata ho chiesto scusa io.

5) La sessualità? Andava bene? Ti rispettava?

La sessualità era l’unica cosa in cui si andava d’accordo.
“Abbiamo un’alchimia pazzesca io e te” mi diceva sempre così.
Era vero, ho provato sensazioni mai provate e che forse non riproverò mai intense in quel modo. In realtà il nostro rapporto era basato solo ed esclusivamente sul sesso. Al di fuori di quello non sapevamo fare nulla.
Mi rispettava quando “diceva” lui. Alcune volte posso dire di avergli fatto fare quello che voleva per non “sentirlo” gridare.

6) Con i tuoi e suoi amici come andava? Lui era diverso?

Frequentavamo pochissimo gli amici, era più un rapporto tra me e lui e basta.
Con le altre persone rideva, era tranquillo, con me avrà riso forse tre volte. Era depresso, triste, aveva tutti i problemi del mondo.

7) Cosa ti portava a restargli accanto anche se ti svalutava?

Stava e sta passando un periodo molto complicato, e so per certo che questo ha contribuito molto nella nostra relazione e nella sua vita in generale. Io volevo “aiutarlo” per quanto possibile, condividere la giornata e le cose semplici. Tante mie amiche mi hanno detto “tu non puoi salvarlo” è vero, forse volevo salvarlo, ma lui non ha mai voluto essere salvato.

8) Cosa è scattato in te che ti ha portata a non cercarlo più?

Mi ha bloccato ovunque. Mi ha detto che mi avrebbe denunciata. Ho provato in tutti i modi a recuperare questo rapporto. Sapevo per certo che se avessi mollato io, lui non sarebbe tornato. Infatti fu così. Poi un giorno ho capito che in realtà se anche lui avesse accettato di vedermi o altro, io semplicemente non avevo più nulla da dirgli.
Mi ero “impuntata” inizialmente facendo davvero un casino dietro l’altro, perché non sapevo come affrontare la giornata senza di lui, non ero più in grado di farlo. Poi gli amici giusti, la famiglia, la testa che si disintossica e soprattutto il tempo e la psicoterapia hanno fatto il resto.

9) Quando è finita? Come è andata?

Dopo l’ennesima litigata, stanca, fisicamente e mentalmente sono esplosa. Mi sono “ribellata”. Sapevo di fare la cosa giusta. Sono andata via di casa, ero sicura di non volerlo, non era una persona che mi faceva bene, era una storia malata. Ma dopo poco ho chiesto scusa anche lì. Questa volta però le scuse non sono bastate. Questa mia ribellione l’ha presa come un affronto personale. Mi ha semplicemente detto: non ti amo più. Io mi sono sentita morire. Completamente vuota, annientata, disorientata.

10) Ed ora a distanza di tempo va meglio?

Va molto meglio rispetto a prima. Per un certo periodo ogni cosa mi riportava a lui, il pensiero era lì sempre, anche se negavo. La mia testa era ancora sua. Tempo fa mi capitò di incontrarlo in macchina per caso, mi sono dovuta fermare perché ho iniziato a tremare. Va meglio perché ho ricominciato a camminare con le mie gambe senza che lui dicesse giornalmente: dove come e quando, ma so per certo che se lui dovesse “mollare questo silenzio” tornerei ad avere paura. Il percorso di Psicoterapia mi ha davvero sostenuto a reggere emotivamente e sviluppare degli strumenti per ricominciare.

11) Cosa suggeriresti a chi è ancora intrappolata in una relazione tossica?

Di seguire quello che uno ha dentro. Ogni donna sa, io sapevo. Sapevo che restare era la scelta sbagliata ma restavo, per paura.
Accettare umiliazioni, offese, tradimenti, fa male tanto. Ma mai quanto capire di essere stata usata.
Quello non riesco ad accettarlo. Perché le persone così ti svuotano completamente per poi abbandonarti. Funziona così. È una legge. Io ero vuota, non riuscivo a provare neanche rabbia per lui. La rabbia la provavo per me stessa. Per aver permesso tutto ciò.

La frase che mi ripetevo io era : “spero superi il limite in maniera che io possa trovare la forza di andare via. Speriamo faccia quello.”
I limiti venivano puntualmente superati e io puntualmente restavo e perdonavo. È una ruota. Non c’è nessun limite da “superare” per trovare questa forza è che semplicemente non deve esserci nessun limite. Il limite è nella nostra testa .
È facile forse per me parlare ora, perché sono passati mesi, ma i primi giorni neanche mi alzavo dal letto talmente era tanta la disperazione. Ma, ne vale la pena?

12) Hai ricevuto supporto da amici e parenti?

Si e no. Alcune persone a me vicine mi hanno “allontanato” perché parlavo solo di lui, piangevo in continuazione, non uscivo, ero molto “pesante” lo so mi prendo le mie colpe. Altrettante non mi hanno lasciato un momento da sola. Hanno accettato i miei tempi e li hanno rispettati. Mio padre mi ha spronato ad iniziare un percorso terapeutico.

13) Cosa ti ha insegnato questa esperienza affettiva?

So che un giorno questa esperienza mi porterà a qualcosa , ma non so ancora a cosa. Ho deciso di condividere la mia testimonianza per aiutare le altre donne. So che sono cambiata, forse cresciuta.
Ho capito che sono una credulona, che forse dietro il mio carattere forte in realtà c’è una donna fragile, che si è attaccata ad un qualcosa di finto.

Che le sensazioni bisogna ascoltarle, nominarle. Quando una persona ha un presentimento bisogna seguirlo.
Che il mondo è pieno di persone di merda che si spacciano per buoni samaritani, ma aspettano il momento giusto per colpirti.
Che nessuno può manovrare la tua testa, la tua vita, perché è tua.
Che le persone che ti vogliono bene te lo fanno capire, anche con un minimo gesto.
Che non devi elemosinare nulla da nessuno, soprattutto i sentimenti.
Che bisogna abbracciarsi.

E che la frase “con il tempo andrà meglio” è vera. È la frase più scontata del mondo ma è la più vera. Ma devi avere voglia di cambiare tu.

14)  Se lui dovesse tornare?  

Spero non lo faccia. Perché so che farei tanta fatica. So com’è fatto e soprattutto lui sa come sono fatta io.
Mi definivo senza vergogna, una drogata in astinenza. Per questo forse ho fatto tanti errori non appena sono stata lasciata. Lui era la mia dose di droga e di punto in bianco questa dose mi è stata tolta. Di quei giorni ricordo solo la disperazione di non averlo più, completamente accecata e annientata. Vuota.

So per certo che a modo suo, involontariamente e inconsapevolmente, mi ha salvata, andando via lui. Perché probabilmente io non ci sarei mai riuscita. Nonostante tutto, mi spiace per come sia finita. Ma con persone del genere, non può finire in maniera diversa.

Sono finalmente più lucida. E sto piano piano riprendendo il controllo della mia testa e della mia vita.


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