Asociale e antisociale: quali differenze

Asociale e antisociale: quali differenze

Nell’ambito della psicologia, ci sono tantissimi termini che all’apparenza sembrano del tutto simili o addirittura identici ma poi, in realtà, sono del tutto differenti.

Non è sicuramente semplice comprendere le varie differenze e le varie sfumature di significato, soprattutto se alcuni termini e concetti sono nuovi e non fanno parte del proprio background personale. Due termini che spesso vengono del tutto confusi, anche se ormai fanno parte del nostro linguaggio comune e quotidiano, sono quelli di “asociale e antisociale”.

Vi siete mai chiesti cosa, effettivamente, questi due termini indicano? Qual è il loro significato specifico?

Probabilmente, se non vi siete mai interessati a questa tematica, la differenza vi sfuggirà e quindi vi sarà capitato di utilizzare questi due termini in modo intercambiabile e del tutto casuale. La differenza, però, c’è e va tenuta in considerazione.

Asociale e antisociale: quali differenze

Come già accennato, i due termini asociale e antisociale corrispondono a due tipologie di personalità differenti, spesso confuse nell’immaginario comune, ma che nel mondo della Psicologia sono ben distinte.

Chi è l’asociale?

Partiamo dal termine “asociale”: a cosa si fa riferimento?

In ambito psicologico, la personalità asociale fa riferimento ad una persona che fa difficoltà ad integrarsi e a rapportarsi con la società; potremmo pensare a questa personalità come caratterizzante un soggetto che ha difficoltà ad essere a proprio agio nelle varie situazioni sociali perché spesso ha la sensazione di “non essere in grado” o comunque di non avere alcune competenze di base in questo ambito.

Tendenzialmente, quindi, una persona asociale è una persona che ama la solitudine e preferisce non “trovarsi” in queste situazioni sociali; è come se non avesse neanche voglia di sviluppare queste competenze e, quindi, di integrarsi.

È stato anche osservato che si tratta di persone che non amano queste situazioni in quanto appaiono eccessivamente introverse, tanto da non essere neanche stimolate da queste situazioni specifiche.

Chi è l’antisociale?

Se invece pensiamo al termine antisociale, e alla personalità antisociale, parliamo di una persona che tende a infrangere le regole legali e sociali e quindi agisce proprio contro la società stessa. Molte volte questi comportamenti negativi e “ribelli” sono anche caratterizzati da violenza, magari anche solo episodica.

Nei casi più gravi, invece, si parla di Disturbo Antisociale di Personalità  che è anche inserito all’interno del DSM-5; per poter parlare di questo disturbo è necessario, però, che siano presenti vari criteri che perlopiù si riferiscono alla presenza di comportamenti violenti, aggressivi e anche “illegali”.

Ovviamente, ciò che differenzia la personalità antisociale dal Disturbo vero e proprio è la gravità dei sintomi che, nell’ultimo caso, sono più persistenti e gravi: in questo caso, quindi, il soggetto antisociale agirà in modo negativo nei confronti della società e nei confronti degli altri, nonostante si tratti molto spesso di soggetti che sono integrati e che quindi non vivono ai margini della società stessa.

Differenze tra personalità asociale e antisociale

A questo punto torniamo alla domanda iniziale: quali sono le differenze che possiamo mettere in rilievo se pensiamo ad una personalità asociale e una personalità antisociale? Sicuramente, da ciò che abbiamo delineato precedentemente, possiamo già dedurre cosa differenzia queste due personalità.

Abbiamo differenze nette: nel caso del soggetto asociale, parliamo di una persona molto introversa, che non ama e non è interessata alle situazioni sociali e al rapporto con gli altri ma che, fondamentalmente, è una persona buona e che non agisce in modo sovversivo e ribelle, anzi, troviamo una persona solitaria e che probabilmente non è inclusa e integrata all’interno della società perché non è interessata ad esserlo.

Sicuramente una persona asociale vive un’insicurezza nei confronti di Sé stesso e delle proprie abilità sociali ma non si sforza per “apprenderle”; è come se si arrendesse ancor prima di provarci.

Nel caso di soggetti antisociali, invece, abbiamo di fronte un quadro del tutto diverso: il soggetto è integrato socialmente, quindi è competente, ma spesso ha una tendenza sovversiva e ribelle che lo porta a scagliarsi contro le regole, la società, la Legge e quindi tende ad avere comportamenti anche inappropriati perché non riesce a riconoscere l’importanza dell’ordine sociale necessario per vivere bene. Si tratta di soggetti che, sicuramente, sono meno pericolosi di chi soffre del Disturbo di personalità antisociale, ma che possono agire in modo molto negativo.

Riflessioni conclusive

Da quanto è stato messo in evidenza fin’ora, possiamo solo renderci conto del fatto che questi due termini indicano comportamenti del tutto differenti e che non possono essere ritenuti simili. Parliamo infatti di due personalità totalmente diverse che hanno un rapporto diverso con le situazioni sociali: nel primo caso  queste sono quasi messe all’angolo, nel secondo invece vengono messe in secondo piano, a livello d’importanza.


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