Come usare le foto ricordo in psicoterapia
La fototerapia in psicoterapia.
Perché ci piace guardare le fotografie e spesso le conserviamo come tesori?
Perché certe fotografie ci danno soddisfazione, mentre altre sono una delusione? E cosa significano quelle fotografie in cui la testa di qualcuno è stata tagliata? Cosa ci possono dire di noi, del nostro passato, della nostra famiglia, del nostro rapporto con noi stessi e con gli altri?
La fototerapia, così come la videoterapia, rappresenta, nel nuovo panorama psicologico, una nuova modalità attraverso cui è possibile intervenire in diversi contesti come quello terapeutico, del counselling e così via. Questo strumento, che è possibile considerare come un “terzo oggetto” all’interno della relazione paziente-terapeuta, prende spunto dalla Psicologia della Gestalt: il lavoro con immagine statiche o in movimento permette di entrare direttamente nel mondo interno dell’individuo attraverso le sue narrazioni favorendo così un confronto tra la persona e la propria immagine.
Cosa c’è dietro ad una fotografia?
Le foto che le persone scattano e conservano, sia che siano autoritratti o foto di famiglia, rappresentano uno “specchio della memoria”. All’interno sono incluse tutte quelle persone ritenute importanti nella vita di tali individui: tali ricordi rimarranno fissati nel tempo, andando a costituire una sorte di flusso delle loro storie di vita.
Il significato di ogni foto è legato al punto di vista di chi la osserva: nel momento in cui una persona guarda una foto, questa crea spontaneamente un significato che ritiene provenire dalla foto stessa. Questo significato può essere diverso da quello che il fotografo intendeva trasmettere. Di conseguenza, il significato (soprattutto emotivo) di una foto dipende dalla percezione individuale e dall’esperienza di vita dell’osservatore.
Come può lo psicoterapeuta utilizzare le foto nel suo lavoro
Le foto registrano dei momenti importanti e le emozioni associate della vita di una persona. Per questo motivo possono rappresentare degli strumenti naturali per accedere, esplorare e comunicare sentimenti, emozioni e ricordi, soprattutto quelli inconsci, dolorosi o anche solo dimenticati da molto tempo.
In questa prospettiva, è possibile osservare come le foto dei pazienti funzionano spesso come costruzioni simboliche e oggetti di metafora transazionali. Offrono, in tal senso, silenziosi “insight” del mondo interiore in una maniera che le parole da sole non potrebbero mai rappresentare o decodificare. Dunque, con l’aiuto di uno psicoterapeuta che conosce le tecniche di fototerapia, i pazienti esplorano i significati delle loro foto e i loro album di famiglia a livello emotivo oltre al loro significato visivo. Il dialogo terapeutico è stimolato dalle informazioni latenti, presenti nelle foto personali dei pazienti. Si crea, inoltre, una connessione meno censurata con l’inconscio.
In questo lavoro, le foto oltre ad essere contemplate in una riflessione silenziosa, vengono create attivamente. Si parla alle foto, si ascoltano, si illustrano e vengono utilizzate anche per creare dialoghi tra le foto stesse.
Una volta osservate, il passo seguente consiste nell’attivare tutto quello che queste foto fanno venire in mente.
Il compito principale del terapeuta è quello di incoraggiare e di fornire sostegno al paziente nel percorso di scoperta personale.
5 tecniche di fototerapia
Lo psicoterapeuta può utilizzare 5 tecniche di Fototerapia, abbinando ognuna a 5 tipi di fotografie. Queste poi sono spesso combinate l’una con l’altra. Esse sono:
- Foto scattate o create dal paziente: l’immagine viene creata direttamente dal paziente utilizzando una macchina fotografica o lo stesso utilizza immagini create da altri (da riviste, cartoline, internet, etc.).
- Foto scattate al paziente da altre persone: foto per cui il paziente ha posato o dove è stato catturato a sua insaputa.
- Autoritratti: foto che i pazienti fanno a se stessi, sia letteralmente che metaforicamente (foto in cui i pazienti esercitano un controllo totale su tutti gli aspetti della creazione dell’immagine).
- Album di famiglia o altre collezioni di foto biografiche: foto della famiglia biologica o adottiva, formalmente in un album o tenute sparse (appiccicate al muro o sulla porta del frigorifero, dentro il portafoglio, incorniciate sulla scrivania, sullo schermo del monitor o nei siti web familiari, ecc.).
- “Foto-proiezioni“: una tecnica dove il significato viene creato dall’osservatore. Guardare l’immagine fotografica produce percezioni e reazioni che provengono proiettate dal mondo interno. Questa tecnica si basa sull’interfaccia meno tangibile tra una foto e il suo osservatore o creatore. Questo è lo “spazio” in cui ogni persona forma le proprie originali risposte a ciò che vede.
Alcuni esempi pratici di fototerapia
Jacob Levi Moreno, il padre dello Psicodramma, usava spesso le fotografie come punto di partenza alle sedute di gruppo. Lo Psicodramma di Moreno avrebbe offerto degli importanti spunti alla formulazione di progetti di Fototerapia di Jo Spence negli anni 80’.
Carl Ramson Rogers, iniziatore della corrente umanista nella psicologia, si serviva delle fotografie come stimoli durante le sue terapie non direttive.
Lo psicoanalista Heinz Kohut, più conosciuto per i suoi studi sul narcisismo, utilizza delle fotografie nel processo di valutazione e diagnosi. Ciò è utile per chiarire aspetti salienti dell’infanzia del paziente.
Stanislaw Tomkiewicz, psichiatra polacco, utilizza la fotografia nel suo lavoro con bambini ed adolescenti e, insieme a P. Ehrlich pubblica “Le Photodrame: apprentissage et transmissibilité”
Abram Kardiner, psicoanalista americano, racconta, nel suo libro “My Analysis with Freud”, che alla fine del suo percorso terapeutico, nel 1922, con Sigmond Freud, ha chiesto e ricevuto una fotografia con autografo dal Padre della Psicoanalisi. Linda Berman, autrice del libro “La Fototerapia in Psicologia Clinica”, deduce che Freud era consapevole dell’importanza che la fotografia potrebbe avere nel processo di congedo.
Riferimenti
- “Artiterapie tra clinica e ricerca”, M. Cavallo e B. Callieri, Edizioni Universitarie Romane
Sitografia
- http://www.phototherapy-centre.com/italian.htm
- http://www.photoastherapy.com/home/storia-della-fototerapia/il-900
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Alice Carella
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