Ansia ad alto funzionamento

Ansia ad alto funzionamento

Avete mai sentito parlare di ansia ad alto funzionamento?

È molto subdola da individuare, chissà se alla fine di quest’articolo vi renderete conto che voi o qualcuno che vi sta vicino ne soffre. Rispetto alle classiche persone ansiose, che hanno dei chiari segni e sintomi psicofisici e verbalizzano candidamente il loro dolore, le persone con ansia ad alto funzionamento non riconoscono di avere un problema. Anzi considerano la loro capacità di prodigarsi, di mantenere in equilibrio mille impegni, di dedicare tempo anche alle loro passioni come una dote e non come un difetto da eliminare.

Caratteristiche delle persone con ansia ad alto funzionamento

  • Hanno una vita molto frenetica fatta di impegni di vario genere, sia di piacere che di dovere (vanno al cinema, fanno corsi di lingua, disegnano, partecipano ai comitati di quartiere, seguono vari sport, hanno molte passioni…).
  • Hanno una vita apparentemente molto appagante, molto piena anche a livello sociale. In realtà mettono in atto (incosciamente) questi meccanismi per difendersi dall’impossibilità di fermarsi e rilassarsi.

Cosa accadrebbe se si fermassero?

La loro mente inizierebbe a pensare alla velocità della luce, e a ruminare su situazioni e eventi del passato e del presente. Emergerebbero i loro pensieri giudicanti, le loro credenze errate su se stessi e sulle relazioni. La paura del fallimento, dell’abbandono, del rifiuto, o altre paure diventerebbero troppo intense ed ingombranti da gestire.

Così si nasconde “la parte oscura” con il perfezionismo.

Queste persone hanno come elemento di personalità predominante la tendenza ad essere sempre corretti, precisi, competenti ed efficienti. Devono fare molte cose, imporsi obiettivi continui, e raggiungere standard sempre più elevati perché hanno bisogno di un continuo riconoscimento del loro valore e del loro operato.

Il bisogno di riconoscimento, dall’interno e dall’esterno, è vitale per le persone con ansia ad alto funzionamento. Il confine tra il funzionale e il disfunzionale è dato dall’intensità e dalla pervasività con cui si mettono in atto questi atteggiamenti.

Come far tacere questa voce interna che dice “non sei abbastanza?” “ non sei abbastanza bravo?”

Il primo passo per qualsiasi forma di disagio è riconoscere di avere un disagio sotteso, anche lieve. Un campanello di allarme è rappresentato dal misconoscere la stanchezza di aver “messo troppa carne a cuocere” e dall’impossibilità (anche quando ci sarebbero le condizioni favorevoli) a delegare o chiudere alcuni progetti presi.

La sensazione che si prova è ambivalente: da un lato ci si sente importanti e pieni di autoefficacia, dall’altra si percepisce un vago senso di malessere e di disagio.

Attraverso un percorso di psicoterapia si potrà poi individuare che bisogno “copre” l’ansia, che paura sottesa c’è, e come modificare i messaggi interni e le credenze errate su di sè.


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