Disturbo antisociale di personalità: la personalità degli antisociali
Vi siete mai trovati di fronte a dei soggetti con comportamenti antisociali? Soggetti che tendevano a non rispettare le regole e a comportarsi in modo del tutto irrispettoso nei confronti degli altri?
Bene, forse non lo sapete, ma questo può essere espressione di un disturbo: il disturbo antisociale di personalità.
Che cos’è il disturbo antisociale di personalità
Secondo la definizione del DSM 5, il Disturbo Antisociale di Personalità è un pattern pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri. Sempre secondo il DSM, questo è un disturbo che si manifesta in circa il 3% dei maschi e l’1% delle femmine e che inizia nell’infanzia o nella prima adolescenza e continua nell’età adulta.
I comportamenti sociali sembrerebbero, però, diminuire man mano che si diventa adulti: è stato infatti osservato (Robbins, Tipp, Przybeck, 1991) che molte persone antisociali tendono a maturare nel corso degli anni, soprattutto al superamento dei quaranta-cinquanta anni di età (Black, 1999, p.89)
Per avere una diagnosi di questo disturbo, i pazienti devono presentare un persistente disprezzo per i diritti degli altri; questo disprezzo è mostrato dalla presenza di almeno 3 dei seguenti punti:
- trascurare la legge, come indicato da azioni ripetutamente commesse che sono motivo di arresto,
- essere ingannevoli, come ad esempio mentire ripetutamente, utilizzare pseudonimi o truffare gli altri per guadagno personale,
- agire impulsivamente o senza pianificazioni per il futuro,
- essere facilmente provocabili o aggressivi, come sfociare spesso in scontri fisici o dall’aggredire gli altri,
- essere incauti, non curandosi della propria sicurezza o di quella altrui,
- agire frequentemente in modo irresponsabile,
- non provare rimorsi, come indicato dall’indifferenza o dalla razionalizzazione nel ferire o maltrattare gli altri (DSM 5).
Per porre questa diagnosi, secondo il DSM 5, l’individuo deve avere almeno 18 anni e avere in anamnesi alcuni sintomi del disturbo della condotta prima dell’età di 15 anni.
Come si manifesta il disturbo antisociale di personalità?
Chi è affetto da questo disturbo non riesce a comportarsi in maniera conforme alle legge, né alle norme sociali.
Questo perché, pur comprendendo gli stati mentali altrui, non riesce ad assumere la loro prospettiva e a sintonizzarsi emotivamente con loro: insomma, un soggetto antisociale manca di empatia.
Diverse ricerche mostrano come pazienti con Disturbo Antisociale di Personalità mostrino difficoltà nel processare le informazioni emozionali e nel rispondere empaticamente agli altri. Questi soggetti possono arrivare a rubare, distruggere, usare false identità per trarne un profitto personale, senza provar alcun rimorso per ciò che fanno e per le conseguenze delle loro azioni.
Tra le altre caratteristiche di questo disturbo abbiamo anche l’impulsività e l’aggressività, per questo si evince come questi individui non tengano conto dei sentimenti altrui: sono infatti disonesti e manipolatori.
Il paziente con disturbo antisociale, può poter essere anche aggressivo: la sua aggressività può essere agita non solo verbalmente, ma anche fisicamente, anche nei confronti di persone che fanno parte della loro famiglia. I soggetti antisociali, inoltre, possono sperimentare anche altri sentimenti come noia, disprezzo e distacco, poiché non si curano minimamente di ciò che gli altri possano dire o pensare.
Chi soffre di questo disturbo crede di essere unico e speciale: per questo può arrivare a mostrare una grande sicurezza e alta fiducia in se stesso, una fiducia questa, che più che derivare da un’accettazione di se stessi, deriva dalla diffidenza che si prova verso gli altri.
Questi individui possono poter mettere in atto anche comportamenti di non salvaguardia per la propria salute personale come relazioni sessuali non protette o fare uso di sostanze stupefacenti.
Quali sono le cause del disturbo antisociale di personalità?
Alla base sembrano esserci sia fattori genetici che ambientali: alcune ricerche ci dicono, per esempio, che per i bambini con un genitore antisociale la probabilità di sviluppare un disturbo antisociale di personalità è del 16%.
Anche altri studi condotti sui gemelli offrono prove circa l’esistenza di influenze genetiche, ma potrebbero essere implicati anche fattori ambientali. E questo sembra essere confermato da altre ricerche che hanno indicato come fattori ambientali avversi possano portare a produrre comportamenti antisociali. Insomma potrebbe esserci o una predisposizione biologica o al contrario, la sua insorgenza potrebbe derivare dalla relazione avuta con la propria figura di accudimento. Una relazione sicuramente non buona e soddisfacente.
Chi è affetto da tale disturbo non ne è consapevole: per questo può arrivare a non chiedere aiuto; spesso, infatti, accedono a dei trattamenti, per aver violato la legge.
Tra i trattamenti più efficaci per questo disturbo abbiamo la Psicoterapia Breve, le quali consentono di modificare i comportamenti di questi soggetti, a partire dai loro pensieri e quindi dalle loro distorsioni cognitive, al fine di promuovere nuove strategie di coping.
“Non dimentichiamo che gli schemi di base di sé, degli altri e del mondo dei pazienti con Disturbo Antisociale di Personalità sono piuttosto rigidi e inflessibili. L’antisociale vede se stesso come forte e autonomo da solo, mentre gli altri sono visti come sfruttatori e da sfruttare, deboli, vulnerabili e da predare“.
Con questi trattamenti, il soggetto antisociale potrebbe essere, dunque, aiutato, al fine di sviluppare empatia e a comprendere meglio la mente dell’altro, oltre che a regolare quelli che sono i suoi impulsi.
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