Silenzio manipolatorio: cosa intendiamo?

Silenzio manipolatorio: cosa intendiamo?

Il silenzio manipolatorio nella coppia

Avete mai pensato al potere del silenzio? Per quanto possa essere considerato innocuo, ha un grande potere e può essere considerato come una forma di aggressione passiva.

Ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche” (Jan Paul Sarte)

Il silenzio come forma di manipolazione

Stare in silenzio non sempre significa non aver nulla da dire: spesso, anche stando in silenzio, comunichiamo delle cose. Il silenzio, insomma, è una forma di comunicazione che spesso ha un ruolo: controllare l’altra persona.

Questo succede quando non riusciamo a farlo attraverso le parole e quindi decidiamo di stare in silenzio. Ecco perché, in questi casi, parliamo di silenzio manipolatorio: un silenzio che viene agito con lo scopo di ignorare, ma non solo.

Il silenzio, dunque, è uno strumento attraverso il quale si vogliono raggiungere degli scopi: confondere l’altro per esempio.

Come stupirsi: chi si trova dall’altra parte non può che impiegare tempo ed energie per capire cosa sta succedendo e il motivo di questo silenzio, fino ad arrivare a farsi mille domande.

Quando possiamo parlare di silenzio manipolatorio

Quanto detto non vuole far passare l’idea che non possa esistere un silenzio spontaneo, anzi, è doveroso mettere in evidenza la differenza che esiste tra silenzio manipolatorio e silenzio spontaneo.

Per cosa questi due silenzi differiscono? Per lo scopo: chi utilizza il silenzio per controllare l’altro sta agendo con tattica manipolatoria e quindi non vi è nulla di spontaneo. Chi sceglie questa forma di manipolazione per agire un controllo sull’altro sa che, in questo modo, genererà sentimenti di insicurezza ed è proprio questo lo scopo del silenzio manipolatorio: generare insicurezza. In questo modo, l’altro avvertirà questo silenzio come un qualcosa da non poter gestire e affrontare.

In questo contesto va detto che non tutti coloro che scelgono di stare in silenzio hanno scopi manipolatori. C’è chi resta in silenzio per timidezza o per una bassa capacità di comunicazione: insomma c’è chi resta in silenzio per proteggere se stesso.

Il silenzio nelle relazioni: perché lo scegliamo?

Quando il silenzio cala nelle relazioni sicuramente c’è da preoccuparsi: come abbiamo visto, questo può assumere un significato diverso da quello che generalmente ha; nei confronti, per esempio, del nostro partner possiamo preferire la via del silenzio come sorta di punizione. Questo significa anche manipolare, in un certo senso: in questi casi, infatti, il silenzio altro non è che un’arma che utilizziamo per avere un tornaconto.

Pensate a chi, dopo aver avuto un litigio, mette il muso e si chiude nel suo silenzio, e alla domanda “cosa c’è” risponde “nulla”.

E poi ancora il silenzio che in questi casi ha lo scopo di far restare l’altro nell’incertezza, forse perché si ha la convinzione di essere stati feriti e si desidera ripagare l’altro con la stessa moneta, ma in silenzio. Tutto questo, però, non fa altro che peggiorare le cose: la mancanza di comunicazione non può che portare ad altri fraintendimenti che non possono essere risolti con il silenzio.

Il silenzio in questi casi, dunque, non fa altro che mettere un muro tra noi e l’altro.

Perché scegliamo di rimanere in silenzio?

Vediamo alcuni casi in cui scegliamo questa strada:

  • quando non ci sentiamo ascoltati e quindi usiamo il silenzio per costringere l’altro a farlo,
  • quando pretendiamo delle scuse che non arrivano e quindi stando in silenzio mandiamo un segnale,
  • quando vogliamo che l’altro ceda riguardo un argomento,
  • quando ci si sente offesi per una cosa e quindi stando in silenzio speriamo che l’altro se ne accorga,
  • quando non si vuole affrontare una questione, quindi si accusa l’altro stando in silenzio, affinchè si cambi argomento.

Insomma, come si può evincere, l’uso del silenzio può avere diverse cause, ma ha sempre un unico obiettivo: far piegare l’altro o punirlo.

Silenzio manipolatorio: è un abuso? Vediamo le conseguenze

La risposta è sì, perché il silenzio, così come lo stiamo intendendo, rappresenta un comportamento passivo-aggressivo che comunque ha come scopo mettere l’altro in subbuglio. In alcuni casi, mostrando il silenzio, mostriamo anche la nostra non cura verso l’altro, con il solo scopo di punire o manipolare la situazione.

Tutto questo, inoltre, può avere delle conseguenze in chi è vittima di questi silenzi. Il silenzio manipolatorio, infatti, può contribuire all’ansia e ad una bassa autostima; se agito in una coppia può portare anche alla rottura.

Chi subisce un simile trattamento, infatti, può arrivare a sentirsi poco soddisfatto della relazione, provando sentimenti di frustrazione, confusione e sensi di colpa.

Consigli

A volte è un bene tacere: quando per esempio siamo arrabbiati e magari potremmo dire cose di cui potremmo pentirci.

O quando la discussione sta degenerando. Se, invece, volete comunicare qualcosa al vostro interlocutore o volete che accolga anche il vostro punto di vista, evitate di stare in silenzio.

Provate a scegliere le parole giuste che facciano capire cosa volete dire ma che non feriscano chi c’è dall’altra parte. Per ottenere quello che vogliamo non è necessario ricorrere a questa tattica manipolatoria che non fa altro che creare problemi ed insicurezze in chi c’è dall’altra parte.

E se il vostro scopo è proprio quello di ferire l’altro con il silenzio, chiedetevi: sono davvero sicura che non ci sia altro modo per farglielo capire? Possibile che non ci siano parole utili e che riescano a far capire all’altro cosa stiamo provando, senza necessariamente ferirlo?

Prima di agire il silenzio chiediamoci:

  • è giusto?
  • perché lo voglio fare? Che scopo ho?
  • il mio scopo ferirà l’altro? Se sì, cosa posso fare per risolvere la questione in modo che nessuno dei due rimanga male?

Insomma, siamo assertivi: non facciamoci metter i piedi in testa, ma evitiamo di farlo anche noi con gli altri.


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