Multitasking: pro e contro
Probabilmente persone con la tendenza a fare più cose contemporaneamente (multitasking) sono sempre esistite, ma con l’avvento dell’informatica il fenomeno si è chiaramente allargato. In informatica, un sistema operativo con supporto per il multitasking (multiprocessualità) permette di eseguire più programmi contemporaneamente: se ad esempio viene chiesto al sistema di eseguire contemporaneamente due processi A e B, la CPU eseguirà per qualche istante il processo A, poi per qualche istante il processo B, poi tornerà ad eseguire il processo A e così via. Il passaggio dal processo A al processo B e viceversa viene definito “cambio di contesto” (context switch).
Come nel computer si ha la possibilità di aprire varie finestre ed elaborare in parallelo le informazioni anche il nostro cervello è capace di eseguire più compiti contemporaneamente.
Dagli studi di Risonanza Magnetica Funzionale del Cervello si evidenzia che le zone deputate al consolidamento della memoria a lungo termine come Talamo e Ipotalamo durante il Multitasking sono poco attive rispetto alle zone deputate al controllo della memoria di lavoro. Sembra, quindi, che eseguire più compiti contemporaneamente favorisca un miglioramento della memoria a breve termine, ma allo stesso tempo non consentirebbe alle informazioni di passare nella memoria a lungo termine.
Alcuni ricercatori dell’Indiana University hanno pubblicato uno studio sulla rivista Human Performance, in cui viene presentato il Multitasking Preference Inventory, utile per identificare l’inclinazione al multitasking.
Secondo la coordinatrice dello studio, la psicologa Elizabeth Poposki, poter disporre di strumenti utili per individuare le preferenze per il multitasking potrebbe essere particolarmente importante, per esempio ai datori di lavoro per identificare le persone più adatte per determinate mansioni, ottimizzando così le proprie risorse e facendo cosa gradita agli impiegati che amano un lavoro ricco di mansioni. «Attualmente», spiega la ricercatrice, «un numero crescente di persone si trova ad occupare posizioni che richiedono un elevato livello di multitasking con il rischio, qualora non vi sia una reale inclinazione, di essere sopraffatti dallo stress». «La multifunzionalità – sottolinea la psicologa – è diventata parte importante delle prestazioni lavorative per un numero crescente di professioni (operatori del traffico aereo, tassisti, operatori dei numeri di emergenza, receptionist). Di conseguenza disporre di uno strumento in grado di distinguere chi gradisce il multitasking da chi non è interessato, potrebbe essere d’aiuto nella selezione del personale». «I neuroscienziati sostengono che il cervello umano non è in grado di fare due cose contemporaneamente. In realtà quando facciamo più cose insieme non facciamo altro che passare rapidamente da una cosa all’altra e viceversa, un po’ come un computer che fa avanti e indietro tra programmi diversi». Insomma il nostro cervello può essere allenato a passare da un compito all’altro più velocemente, quindi qualcuno può essere più efficiente di un altro a cambiare focus.
L’opinione si spacca, c’è chi sostiene che dover fare più cose allo stesso tempo induce a vivere costantemente con la sensazione di perdere o dimenticare un’informazione, senza essere più in grado di selezionare ciò che è importante da ciò che non lo è. Il multitasking riduce la concentrazione e massimizza la probabilità di errore. Viceversa per David Silverman, imprenditore, scrittore ed esperto di business che scrive sul sito della Harvard Business Review esistono diversi aspetti a favore del Multitasking.
Per Silverman il multitasking dei computer ha permesso di concepire sistemi in cui qualunque imprevisto può essere gestito immediatamente e senza aspettare le sue conseguenze estreme.
Il multitasking permette di ottenere e dare informazioni importanti più rapidamente. Spiega Silverman che se spegne il telefonino per un pomeriggio intero e al suo ufficio arriva una richiesta che lo riguarda, un suo collaboratore può impiegare tutto il pomeriggio a venirne a capo, mentre con lui disponibile poteva essere smaltita in mezzora. Evita agli altri di perdere tempo. Stare su un solo impegno senza distrarsi significa che altri sprecheranno tempo nell’attesa di una tua risposta. Ti consente di dedicarti ad altro quando rimani bloccato.
Può capitare di non riuscire a venire a capo di un impegno, perdere tempo su una soluzione che non arriva, o dover aspettare qualcosa o qualcuno per portarlo a termine. Ci si può rilassare o dedicarsi a un’altra cosa da fare o in sospeso, piuttosto che insistere o perdere tempo sul primo impegno. Più alta è la responsabilità, più importante è il multitasking.
Obama può sottrarsi al multitasking? Può dire “oggi non disturbatemi che devo aggiornare la mia pagina di Facebook, o che devo risolvere la questione del petrolio in Louisiana”? Concentrarsi su una sola cosa è possibile se si hanno poche cose da fare, ma se diventano tante non sono scaglionabili sequenzialmente a meno di grandi inefficienze e gravi conseguenze.
Piero D’Oro
Fonti
- http://it.wikipedia.org/wiki/Multitasking
- http://www.corriere.it/salute/10_settembre_30/eletti-multitasking-sparvoli_0b4cb998-c7f3-11df-9bef-00144f02aabe.shtml
- http://www.edscuola.it/archivio/lre/cervello_e_multitasking.htm
- http://www.ilpost.it/2010/06/18/quattro-ragioni-in-difesa-del-multitasking/
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