La conclusione del percorso psicologico: il “Dopo”
Oggi mi piacerebbe parlare con voi di uno dei momenti più delicati, quanto carico di emozioni, di un percorso psicologico, ovvero la conclusione.
Se ne parla poco eppure nella mente del paziente è una delle cose che balena sin da subito. “Quanto durerà il percorso? Riuscirò a risolvere in maniera definitiva i miei problemi? E poi?”
Altre e diverse sono le domande che emergono nelle fasi centrali della terapia quali: “quando finirà saprò cavarmela?” “come farò a riflettere su queste cose quando non ci vedremo più tutte le settimane?” “come gestirò le crisi se ci saranno?” “sarò davvero pronto un giorno ad affrontare tutto da solo?” “e se dovessi tornare a sentirmi vulnerabile?”.
La fine di una terapia è senza dubbio un momento carico di significati. Nel rapporto tra psicoterapeuta e paziente entrano in gioco innumerevoli contenuti simbolici quali la perdita, la separazione e l’autonomia.
Affrontare tutto questo in maniera più o meno esplicita, concedendosi il giusto tempo, è parte integrante della terapia. È bene, tuttavia, considerare che il paziente arrivato a quel punto avrà acquisito le giuste abilità per intraprendere anche quest’ultimo importantissimo step, orientato al mantenimento dei risultati nonché alla prevenzione delle ricadute.
Da cosa si capisce che un percorso di terapia ha funzionato?
Quelle angosce che prima si tendeva ad esprimere attraverso il sintomo, ora possono essere gestite, affrontate e tollerate attraverso strategie emotive funzionali apprese nella relazione terapeutica. Oltre però alla riduzione dei sintomi, altro elemento senza dubbio centrale ed imprescindibile alla conclusione di un trattamento, è l’interiorizzazione da parte del paziente della funzione curativa del terapeuta. Solo questo consentirà davvero allo stesso di affrontare i successivi eventi sfidanti con la giusta autonomia, sapendo recuperare dentro di sé quelle risorse preziose costruite in tandem nel percorso psicoterapico.
La vita dopo la conclusione del percorso psicologico
Le aree di consapevolezza su di sé e sul proprio modo di relazionarsi agli altri risulteranno ampliate e di conseguenza anche le proprie aree di “libertà di azione”, il proprio equilibrio sarà migliorato e si schiuderanno nuove prospettive che ci si sentirà finalmente in grado di sperimentare. Pensieri, emozioni e comportamenti rispecchieranno autenticamente le proprie preferenze ed i propri desideri piuttosto che i propri schemi disfunzionali e le proprie paure ed inibizioni autosabotanti.
I sintomi, quindi, non saranno più da ostacolo alla propria crescita e realizzazione.
Ma nel concreto cosa si fa a conclusione del percorso psicologico?
Quando ci si avvicina alla fine della terapia e ci si rende conto che gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti e consolidati, di solito, si fa un bilancio insieme di ciò che ha funzionato e delle strategie più utili che ci son state di aiuto. Si andrà a fare un punto della situazione, del proprio “bagaglio dei successi”, riempito pian piano durante il lavoro terapeutico e, per finire, si farà luce e chiarezza su cosa vorremmo sempre portare con noi per rinfrescarlo e consolidarlo.
È bene comunque ricordare che, accanto all’aumento delle proprie abilità, del senso di autoefficacia e soddisfazione personale, la conclusione resta ad ogni modo un momento di separazione ed è bene che si raggiunga gradualmente e con la giusta consapevolezza. È del tutto normale avere vissuti di tristezza o commozione per la fine di un lavoro così intenso su sé stessi. È un momento delicato quanto prezioso, il bisogno di essere rassicurati è normale e riuscire a tollerare quel lieve senso di timore del “nuovo” sarà parte integrante della fine di una terapia, ingrediente fondamentale al fine di sollecitare, padroneggiare e consolidare fino in fondo le risorse costruite fino a quel punto.
C’è da dire che ulteriori risultati importanti molto spesso si raggiungono proprio nel “DOPO”, momento in cui il paziente interiorizza davvero il terapeuta mettendo in pratica quelle modalità alternative, più funzionali ed efficaci, per prendersi cura di sé ed affrontare autonomamente le difficoltà che la vita gli metterà davanti.
E la relazione con il terapeuta?
Seppur la terapia finisce, la relazione rimane! Ogni paziente porterà sempre dentro di sé una parte di quella relazione, porterà nei suoi ricordi e nella sua memoria le frasi salienti, i momenti per lui più importanti, i sorrisi e le lacrime, gli insight cruciali oltre che l’essenza di una esperienza relazionale sana alternativa e correttiva vissuta nel periodo di terapia.
Infine, mi sento di aggiungere, ogni persona con la sua unica e speciale storia che mi trovo ad incontrare nel mio lavoro, rimane nei miei pensieri, e ci sarà sempre posto per un incontro di controllo o di aggiornamento nel momento in cui ce ne fosse bisogno anche in futuro.
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Benedicta Orlandi
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