La chiusura sessuale di cui ti incolpi
La chiusura sessuale e il calo del desiderio
Capita spesso che alcuni pazienti arrivino da me, dopo la fine di una relazione o anche a relazione ancora in corso, affermando:
“Negli ultimi tempi mi sono molto chiuso/a a livello intimo. Non mi andava più di andare a letto con lui/lei”.
Bene, se poi la relazione finisce e nella divisione delle colpe questo è un argomento tematico, ecco che arriva il senso di colpa di chi non si è concesso.
Al posto di concentrarti sul senso di colpa, che è un senso di colpa a posteriori, condizionato dagli esiti della relazione perché in realtà se sei arrivato ad uno stato di chiusura sessuale è perché semplicemente non stavi facendo qualcosa che non ti andava di fare, vorrei farti ragionare su due quesiti.
Posto che non ti andava di entrare in intimità con quella persona, perché non ti andava?
Molto spesso la chiusura sessuale, a meno che non sia chiaramente di carattere organico, è riferibile a difficoltà relazionali.
L’intimità è infatti quel momento di condivisione in cui entriamo in relazione con l’altro, l’espressione del noi nella coppia.
Se sei arrivato/a al punto di non desiderare questa ricerca di intimità nella coppia ti faccio quest’altra domanda: sei certa/o che in quel momento foste un “noi” nella coppia?
Essere un noi è la condizione basilare per stare in relazione con l’altro e se viene a mancare perché dovresti sentirti di condividere un momento tanto intimo con qualcuno che non senti più in linea con te, con qualcuno che avverti non guardare più nella tua stessa direzione?
Prendere consapevolezza di questa cosa, capisci bene, che ti fornisce una prospettiva del tutto diversa da quella che hai assunto finora:
- Non hai nulla da sentirti in colpa perché la relazione era già morta da un pezzo.
- In quel momento eri parte attiva della tua vita, stavi esprimendo la tua volontà e la tua non voglia di condividere la tua intimità con una persona che non avvertivi più pienamente in relazione con te, ma che adesso stai rimpiangendo?
Quindi chiediti questo, arrivati al punto: E’ davvero un amore, un noi, che sto rimpiangendo? O sto rimpiangendo un contesto, un’abitudine, dei progetti?
La seconda cosa su cui vorrei farti riflettere è questa:
Che esperienza stavi facendo dell’altro in quel momento?
Come abbiamo visto molto spesso le persone che si trovano bloccate dopo la fine di una relazione, attribuiscono molta importanza all’altro. Il ruolo dell’altro è determinante nel mio modo di sentirmi, di fare esperienza, cioè di stare bene o male in un determinato contesto e momento. Questo mi porta ad avvertire lo sguardo dell’altro, in questo caso lo sguardo inteso proprio come fisico, non come metaforico, come potenzialmente giudicante.
E questo ci mette di fronte ad un problema: sia che l’altro ci stia effettivamente giudicando o noi, il rischio da parte nostra è quello di sentirlo giudicante a prescindere. Quante volte ti sei sentito/a non abbastanza bello/a, magra/o, attraente? E magari l’altro ti rimandava tutt’altro.
Capisci che in una situazione del genere non è più il corpo dell’altro ad essere il focus della mia attenzione, ma è il mio corpo quello su cui io ho l’attenzione: il mio corpo sempre a rischio di essere giudicato.
E posso anche essere bellissimo a quel punto, ma se il mio focus in quel momento, nell’intimità, non è il corpo dell’altro ma il mio, non proverò mai eccitazione.
La prospettiva cambia di molto vero?
Non è facile prendere consapevolezza di questi meccanismi, ma se ci appartegono e ne siamo consapevoli possiamo:
- Evitare di continuare a rimuginare sul passato ed eliminare il senso di colpa per qualcosa che non volevamo effettivamente fare con quella persona in quel momento
- Farci qualche domanda e riflessione in più su che senso abbia dannarsi per aver perso una persona che adessom riteniamo quella della vita, ma evidentemente prima no. E quindi la riflessione ci deve portare a capire che cos’è che stiamo rimpiangendo davvero.
- Essere consapevoli di quanto lo sguardo e il giudizio dell’altro siano importanti e determinanti per noi ci fornisce la possibilità di controllare maggiormente queste dinamiche per le nostre relazioni future e la nostra felicità, quello a cui ovviamente puntiamo.
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Mara Schiavi
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