Mi sento bloccata da sempre: è normale pensare di non riuscire a venirne fuori?

Salve dottori, sono qui perché é da tempo che rifletto sulla mia sensazione di passività verso la vita e sono arrivata al punto di dovermi confrontare e affrontare questo malessere.
Mi sento bloccata. Da anni, forse da sempre.
Non faccio niente da sola, vivo nella paura del giudizio, nell’ansia dell’ignoto e soprattutto del sociale. Mi sento quasi una codarda.

Spesso faccio le cose solo se sono costretta/trovo appoggio dalla mia famiglia o non implicano il contatto con le persone. Sono sempre stata una bambina sensibile e timida, e col tempo sono andata chiudendomi, sempre di più à tal punto da non sapere minimamente come approcciarmi a qualcuno.

Questo mi condiziona terribilmente. Se dovessi prendere e andare in un luogo con persone che non conosco (un corso ad esempio) non saprei come instaurare un rapporto sociale, un’amicizia, un flirt, un legame, qualcosa che vada oltre il saluto e poco altro (ed é anche per questo che porto spesso qualcuno di espansivo con me in determinati contesti, come “scudo” dalla mia inettitudine sociale).

Se una persona mi ispira, non riesco a legarci!

Sono sempre gentile e sorridente, ma fondamentalmente passo inosservata, la gente non si ricorda neanche di me, sono chiusa e insicura. E io lo sento che avvertono la mia “ostilità” verso di loro, e questo mi ferisce…

Non parlo, sia perché sento di non avere argomenti, storie da raccontare (fondamentalmente sto sempre in casa) sia perché non riesco ad essere sciolta, carismatica, propensa al prossimo, autentica; mi sento veramente fuori luogo, strana, come se ci fosse qualcuno nella mia testa che mi dicesse “ma dai sei seria? Non fanno per te queste cose, non sei credibile”

Che sia per le relazioni, che per la sfera lavorativa. E quindi mi ritrovo sempre ferma, a casa.
Non ho aspirazioni, o meglio, ne ho, ma fondamentalmente in un posto dentro di me sento che non faccio nulla per due motivi: il primo perché non mi sentirei a mio agio sola, con persone sconosciute sia perché penso che non abbia senso fare nulla se nessuno crede in me, o mi sprona, o mi incoraggia…che dimostri di tenerci a me…(specialmente la mia famiglia).

É come se non ne trovassi il senso. In più, pur volendo, ho paura di non essere in grado di perseguire certi obiettivi, perché faccio molta fatica a sentirmi un’adulta, quindi per esempio vedo l’amore, il lavoro come cose “da grandi” e io non mi ci sento…

Ho 22 anni ormai, so che dovrei trovare la voglia di fare da me, ma se non c’è qualcuno che mi da la “spinta”, un motivo per vivere rimango ferma, passiva.

Vorrei che le spinte motivazionali venissero da me! Vorrei essere indipendente sia emotivamente che praticamente

Vi ringrazio per il tempo dedicatomi, è da tempo che penso di interfacciarmi con un professionista, ma per i motivi citati nel racconto capirete il perché ancora non l’ho fatto… Vorrei chiedervi se per voi delle consulenze online potrebbero essere un modo soft per approcciarmi ad una terapia, in quanto io penso che un problema o lo si affronta pienamente (in questo caso fisicamente di fronte ad un professionista) o sarebbe come aggirare il problema…

Inoltre vorrei chiedervi: é normale sentirmi pessimista e inadeguata verso i risultati della terapia? Scomparirà nel corso delle eventuali sedute o potrebbe essere un segno che non sono pronta per intraprendere questo percorso?

Grazie infinite a tutti


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1 Commento
  • valentina ambrosio
    Pubblicato alle 17:53h, 02 Gennaio

    Buonasera,
    inizio rispondendo alle ultime due domande.
    Immagino che iniziare un percorso (soprattutto se è la prima volta) sia una scelta difficile, paurosa, e impegnativa quindi l’idea che non apporti risultati o che sia inutile potrebbe nascondere la paura di affrontare e sciogliere nodi dolorosi. Il pessimismo come lei lo chiama, può scomparire e far posto ad altro come rimanere, le variabili sono varie ma direi che è essenziale creare un feeling con il terapeuta, sentirsi a proprio agio e non giudicati. Questo potrebbe in parte “essere il trampolino” per trovare la forza di affrontare un percorso che permetta di andare a fondo nelle radici di quella che sembra essere una bassa autostima, un bisogno di riconoscimento, e una scarsa motivazione a fare.
    Per quanto riguarda il percorso online per molti pazienti è più confortevole in termini di spazio fisico e mette meno ansia rispetto ad andare a studio di un professionista che non si conosce, a casa ci si sente più sereni. A livello terapeutico ha lo stesso valore della terapia dal vivo, sebbene ci possono essere dei limiti dovuti alla distanza fisica.
    Ciò che mi sento di dirle è che la scelta di iniziare un percorso è un passo importante ma è passibile di modifica e di ripensamenti; si può valutare insieme al terapeuta i tempi e i modi con cui affrontare gli obiettivi prefissati.
    Resto a sua disposizone
    Dott.ssa Valentina Ambrosio

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