Perché sto condannando me stessa a questa lenta agonia?
E’ da un paio d’anni a questa parte che sono solita stare sola, uscire e non sentirmi parte di nulla, alternare momenti di mutismo a risate davvero, all’apparenza, felici che una volta terminate mi creano un vuoto, un buco che mi ingloba.
Amo ascoltare musica triste, rileggere quelle poche frasi in cui davvero notavo la mia felicità, il mio senso della vita. Un paio di giorni fa ho avuto delle crisi di pianto, mi stava per scoppiare la testa talmente soffrivo, ieri sera ne ho avuta un’altra e appena mi calmavo, avevo degli spasmi, la testa pulsava come se avessi degli aghi o qualcuno mi stesse martellando dall’interno.
Da quando mi sveglio, a quando vado a dormire, prendendo con difficoltà il sonno, ho una strana sensazione di fastidio, di vuoto, più che altro sembra che il mio cuore, lo stomaco, i miei polmoni si stessero attorcigliando tra di loro e venissero accartocciati come semplici pezzi di carta.
Ho ripreso a mangiare tanto, fino a stare male, non ho più voglia di studiare ed ho degli esami da dover dare di psicologia, quando esco vorrei restare a casa, ma non la mia, un’altra… non mi sento più me stessa, mi nascondo dietro ad un pesante trucco nero e vestiti totalmente neri.
Leggo, leggo e leggo, ascolto musica e mi stanco, mi fa sempre freddo, sembra provenire da dentro di me. Sono diventata aggressiva, a detta di molte persone, sembro cupa, ho perennemente gli occhi lucidi anche se non piango, sono irritabile anche se dormo, non ho più obiettivi da perseguire, mi sembrano così sciapiti e futili che mi domando cosa io continui a vivere a fare.
Non so, non era mai stata così forte, mi riprendevo subito, ma non riesco più, non ce la faccio più.
Che senso ha tutto questo? Perché… non so neanche perché ve ne sto parlando, so di star lentamente condannando me stessa, anche se già sapevo sarebbe accaduto.
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2 Commenti
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valentina ambrosio
Pubblicato alle 08:45h, 14 GennaioBuongiorno
Mi vorrei soffermarme sull’ultima frase: sapevo già sarebbe accaduto.
È come se lentamente avesse perso il controllo della sua vita e adesso è accaduto ciò che era impossibile evitare, ovvero la disfatta su tutti i fronti…mi arriva questa immagine leggendolo le sue parole.
Più che sul perché adesso sto così male, (può darsi che la pandemia abbia slatentizzato qualcosa,. Rotto anche gli ultimi argini) mi focalizzerei su cosa posso fare adesso per riprendere la felicità o almeno un barlume di benessere.
Il pianto a dirotto, l insonnia, l’esser cupi, il mangiare tanto, sono tutti segnali che la mente e il corpo stanno lanciando e che ormai immagino non possono essere ignorati.
Si può iniziare a lavorare sulle cause di tale infelicità, e su come affrontare i propri demoni, con le risorse che si hanno ad oggi (anche minime come scrivere una domanda nell’etere di Internet sperando che qualcuno risponda).
Resto a disposizione
Non è mai troppo tardi per cambiare Rotta.
Cordiali saluti dottoressa Ambrosio
Alice Carella
Pubblicato alle 17:14h, 14 GennaioBuon pomeriggio,
da quello che ha scritto emerge tanta sofferenza ma soprattutto tanta impotenza. Sentire di stare male ma non sapere perchè e come uscirne, è una sensazione dolorosa che riporta ancora di più nel baratro della sofferenza. Tuttavia, il fatto che lei ne stia parlando a dei professionisti, è indice che un piccolo spiraglio di luce c’è: probabilmente, sente che è arrivata l’ora di mettere luce a questo buio e affrontarlo per poi giungere alla fine del tunnel. Questo messaggio è perchè sta cercando aiuto, qualcuno che possa aiutarla a fare chiarezza e a dare un nome a questo suo malessere.
Un malessere apparentemente senza nome, va compreso e analizzato in modo approfondito: per questo, è necessario che lei si metta in gioco e inizi un percorso di psicoterapia in cui potrà lavorare su sé stessa e sui suoi “fantasmi” che hanno bisogno di essere “visti” e nominati.
Rimango a sua disposizione.
Saluti,
Dott,ssa Alice Carella