
Sono sull’orlo del precipizio, vorrei raccontarvi la mia storia
Salve, sono un ragazzo di 27 anni e il mio cervello ha smesso di funzionare ad un esame dalla laurea, non riesco più a concentrarmi e mi sento sull’orlo di un precipizio.
Comincio col dire che la pandemia mi ha distrutto e messo al tappeto, prima lottavo per qualcosa, ma ora mi sento praticamente vuoto e vado avanti perché respiro.
Ho visto persone che si laureano, i miei amici di università che si sono laureati e lavorare, per poi perderli di vista, perché è così che faccio, quando vedo che qualcuno si allontana per motivi anche giusti, li lascio andare senza voltarmi indietro, ma in questo periodo mi sento davvero molto solo, tutti in estate hanno potuto rivedere i loro amici, parenti, colleghi, io non sono mai uscito dalla quarantena, perché non ho nessuno con cui interagire.
Quando andavo all’università era diverso, anche se non avevo amici stretti con cui uscire il sabato o passare delle ore insieme, avevo una parvenza di vita sociale, avevo una parvenza di vita, ora no, ho perso qualsiasi cosa. Per di più sto combattendo, o meglio stavo combattendo con l’accettazione della mia sessualità, che mi risulta essere ogni giorno sempre più difficile. sono cresciuto in una casa dove quello che sono non è ben accetto, le persone che mi circondano vedono l’omosessualità come una cosa innaturale o addirittura un capriccio delle persone: “perché oggi ci sta troppo benessere e quindi la gente sperimenta strade alternative”.
Inutile dire che non ho mai “sperimentato” la mia sessualità, e quando sono in mezzo alle persone, quello che sono, per me, è motivo di vergogna.
Non ho molta autostima di me, forse per nulla, non mi sento bene col mio corpo, ogni volta che cerco di impegnarmi a migliorare la mia forma fisica per far si che almeno il mio corpo sia in linea con il mio pensiero, il mio corpo non reagisce, perdendo peso molto lentamente e dopo un paio di mesi smetto perché mi arrendo, non ho nulla per cui combattere, nessuno che mi sprona, anche se so che il cambiamento deve partire da noi stessi, ma non ce la faccio.
In questi mesi mi sono ritrovato addosso tutti questi problemi; nessuno da sentire per uscire almeno virtualmente da questa casa, il mio corpo che si trasforma sotto i miei occhi senza che il cervello lo impedisca, la mia sessualità che continua a logorarmi dentro e il mio cervello che continua a dire che non sono normale.
La colpa è sicuramente mia, ho avuto troppa paura ad espormi, paura che gli altri potessero scoprire quello che cerco di nascondere da sempre, paura di essere rifiutato per quello che sono, paura di essere me, anche se io non so chi sono, io non so cosa mi piace e cosa no, mi sento una scatola vuota gettata da un camion nel bel mezzo dell’autostrada. Credo di avere bisogno di uno specialista, ma le mie condizioni non me lo permettono, e ritengo che queste stesse condizioni sfavorevoli abbiano influito sul mio malessere.
Il sito mi proponeva di porre una domanda, ma ho sfruttato l’occasione per dire come mi sentivo. Ringrazio tutti per il tempo che dedicherete a leggere queste righe, forse anche morfosintatticamente errate.
Buona giornata e buon lavoro.
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1 Commento
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Marika Cocco
Pubblicato alle 11:33h, 02 NovembreSalve, ho letto la sua storia ed è chiaro il messaggio di sofferenza e malessere che sta mandando.
Ci sono molti nodi da sciogliere, alcuni dei quali ha già ben individuato. È chiaro che il senso di colpa, di inadeguatezza e di solitudine siano modi di sentirsi che la accompagnano da diverso tempo e che hannp bisogno di essere messi a tema ed affrontati.
Credo che un percorso di psicoterapia potrà esserle di aiuto, e che potrà aiutarla ad aprirsi ai contesti di vita sperimentando dei nuovi modi di sentirsi più comodi all’interno di tali situazioni.
Rimango a disposizione
Dott.ssa Marika Cocco