Paranoia
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Quante volte ci è capitato di sentir parlare di “paranoia”? Probabilmente moltissime volte: tale termine infatti è alquanto comune e presente anche nel cosiddetto “linguaggio comune”.
Spesso adoperiamo tale termine scherzandoci su o a sproposito.
Pensiamo a quando dobbiamo parlare di “qualcosa di più grande di noi”, come un evento o una sensazione: non usiamo forse spesso il termine paranoia? E magari anche con accezione negativa o di esagerazione.
Ma cos’è realmente la “paranoia”? Quando è corretto utilizzare tale concetto?
Paranoia: cos’è?
Tale termine sembra derivare dal greco “παράνοια” che, letteralmente, significa follia o insensatezza. L’etimologia di questa parola ci aiuta già a comprendere cosa si nasconde dietro la paranoia stessa.
Tale termine, infatti, indica la presenza di un disturbo mentale, una convinzione delirante molto precisa: quella di essere perseguitato o, più dettagliatamente, che qualcuno o qualcosa possa fargli del male.
Molte volte, tale disturbo emerge da una degenerazione patologica di alcuni tratti caratteriali come la diffidenza, l’inclinazione al pregiudizio o l’insicurezza.
Inoltre, ciò che sembra dunque caratterizzare questo disturbo è la presenza di tutto un sistema di credenze e di “paranoie” di tipo persecutorio, (che l’individuo crea e da cui, poi, è perseguitato), elaborato però in modo sistematico: manca cioè la funzione razionale.
Visto così, tale disturbo potrebbe essere associato semplicemente ad una sensazione di ansia o di paura: in realtà non è così.
La paranoia è dettata da un disturbo del pensiero di cui il soggetto oltretutto, come accennato poc’anzi, non ha piena consapevolezza.
Ad oggi, il termine paranoia non sembra essere più presente nel linguaggio “ufficiale” delle malattie mentali: infatti è stato sostituito dal concetto di “Disturbo paranoide di personalità.”.
Tale disturbo, ad oggi, risulta essere alquanto diffuso: si stima infatti che dal 2,3 al 4,4% della popolazione generale degli Stati Uniti abbia un disturbo paranoide di personalità: sembra inoltre essere più comune tra gli uomini.
Esordio della paranoia
L’età di esordio di questo disturbo sembra essere alquanto precoce: si attesta infatti come nella maggior parte dei casi questo si verifichi in età adolescenziale o, comunque, non oltre la prima fase dell’età adulta, quindi nella giovinezza.
C’è però una cosa che incuriosisce a tal proposito: i dati relativi a tale questione affermano come, nonostante l’esordio del disturbo risulti essere abbastanza precoce, la maggior parte dei soggetti che ne soffre si rivolga ad uno specialista intorno all’età di 35-40 anni.
Ciò sicuramente può essere spiegato alla luce del forte pregiudizio ancora esistente rispetto alle malattie e ai disturbi mentali e al fatto che, spesso, i soggetti tendono a sottovalutare i sintomi e quindi la presenza di un vero e proprio disturbo.
Sintomi della paranoia
Chi soffre di questo disturbo tende a percepire un forte ed intenso senso di minaccia per la propria incolumità.
Ma quali sono i sintomi e i segnali da tenere sotto controllo? Cosa pensano tali soggetti?
Chi è affetto da tale disturbo:
- ritiene che gli altri gli faranno del male, che si approfitteranno di lui/lei o che lo/a umilieranno in qualche modo;
- si impegna molto, al fine di proteggersi e mantenere la distanza dagli altri;
- attacca preventivamente gli altri, quando avverte una minaccia;
- tende a portare rancore, è litigioso/a e mostra una gelosia patologica;
- presenta una modalità di pensiero evidentemente distorta che si manifesta con la tendenza a leggere negativamente commenti o comportamenti innocui e a soffermarsi molto su offese passate;
- a causa delle distorsioni del pensiero, non riesce a fidarsi degli altri e non riesce a sviluppare rapporti stretti;
- ha una vita emotiva dominata da sfiducia e ostilità;
- si percepisce come altamente vulnerabile rispetto al maltrattamento che potrebbe subire dagli altri;
- vede gli altri essenzialmente come subdoli, ingannevoli, sleali e segretamente manipolativi
- crede che gli altri desiderino interferire con le sue attività, sminuirla/o, discriminarla/o.
Tutto ciò, spesso, viene però camuffato e quindi non mostrato palesemente.
Cause della paranoia
Per quanto riguarda le cause alla base del Disturbo paranoide di personalità, non sono ancora del tutto chiare o comunque definibili.
A tal proposito però, sono state proposte diverse ipotesi.
Quella che vede nell’insorgenza di questo disturbo l’interazione e, quindi, la combinazione di fattori diversi:
- Genetici;
- Sociali: tra questi fattori si ritiene abbiano rilevanza le prime interazioni nella fase di sviluppo, ovvero quelle con i genitori, ma non solo.
Anche le prime interazioni con il “mondo sociale” sembrano avere un peso: parliamo delle interazioni con i pari.
Probabilmente esperienze di interazioni non positive o dettate da un’impossibilità di potersi “fidare” e “affidare” all’altro potrebbero generare un tale disturbo;
- Fattori psicologici tra cui il temperamento, i tratti di personalità e le abilità di coping: quindi la capacità dell’individuo di far fronte alle situazioni problematiche e di difficoltà;
- Traumi precoci nell’infanzia che quindi hanno potuto contribuire allo sviluppo di questo tipo di personalità;
- Maggiore frequenza del Disturbo paranoide di personalità in famiglie con storie precedenti di schizofrenia e disturbo delirante.
Diagnosi del disturbo paranoide
Per quanto riguarda la diagnosi, per poter accertare che un soggetto abbia un disturbo paranoide di personalità deve essere presente una persistente sfiducia e sospettosità verso gli altri.
Devono essere presenti almeno quattro segnali, o anche di più, tra cui:
- sospetto ingiustificato che altre persone li stiano sfruttando, ferendo o ingannando;
- preoccupazione con dubbi ingiustificati circa l’affidabilità dei loro amici e colleghi;
- riluttanza a confidarsi con gli altri per timore che le informazioni siano utilizzate contro di loro;
- errata interpretazione di osservazioni benevole o di eventi come denigrazioni nascoste, ostili, o dal significato minaccioso;
- rancore per insulti, ferite o offese;
- disponibilità a pensare che il loro carattere o la loro reputazione siano stati attaccati e rapidità nel reagire con rabbia, nel contrattaccare;
- Sospetti ricorrenti e ingiustificati che il coniuge o il partner sia infedele
Tali sintomi devono aver inizio nella prima età adulta, quindi dall’adolescenza in poi.
Trattamento della paranoia
Per quanto concerne il trattamento, la psicoterapia è considerata la più efficace. Il primo passo è quello di “educare” il soggetto rispetto al Disturbo stesso: vengono mostrate le caratteristiche del disturbo, ma, soprattutto, vengono mostrate le conseguenze negative del disturbo sia a livello personale che sociale. In pratica, il soggetto ha il “compito” di riflettere col terapeuta rispetto a queste conseguenze negative.
L’intervento mira a costruire fiducia tra terapeuta e paziente: si cerca quindi di esplorare, insieme, l’ambivalenza del paziente, ma soprattutto si rispetta l’autonomia del soggetto, i suoi confini emotivi e lo si invita a non essere sulla difensiva. Solo così il paziente può eliminare pensieri di sfiducia e sospetto, anche rispetto al terapeuta stesso.
Il successivo obiettivo è quello di regolare e imparare a gestire le distorsioni del pensiero e le credenze disfunzionali sugli altri, poiché queste agiscono sui rapporti interpersonali.
Si cerca, quindi, di lavorare in modo collaborativo, al fine di sviluppare convinzioni alternative e più funzionali; di ridurre il bisogno di vigilanza e di guidare il paziente verso una percezione delle intenzioni e delle azioni degli altri più realistica, con una maggiore consapevolezza del punto di vista delle altre persone.
Infine, si guida il paziente nella sperimentazione di comportamenti sociali più adattivi e si promuovono abilità che supportano le credenze più funzionali per ridurre la sospettosità e la diffidenza verso gli altri.
Consigli pratici
Come poterci convivere soprattutto se si è nelle prime fasi?
Cerca di capire e gestire i tuoi pensieri
Soprattutto se si è all’inizio o se ci si accorge di avere pensieri disturbanti o una diffidenza generale verso gli altri, molto utile potrebbe essere la consapevolezza rispetto ad essi e alla loro frequenza.
Come visto, infatti, molte volte essi si presentano in modo insensato e soprattutto con alta frequenza. Quindi ciò che si può fare è cercare di capire quando si attiva un determinato pensiero e, soprattutto, che si può cercare di gestirlo. Pensate a qualcosa che non sia negativo e sforzatevi di farlo sempre spesso: col tempo, in modo graduale, riuscirete ad avere sempre più capacità di gestione di questi pensieri.
Scrivi su un diario quante volte ti capita
Essere diffidenti? Capita a tutti di esserlo: ci sono persone che lo sono più di altre. Ovviamente le caratteristiche di personalità hanno una propria rilevanza. Come capire se soffriamo di Disturbo paranoide di personalità?
Tenendo conto della frequenza di questi pensieri e delle motivazioni che vi portano a farli. Molto utile è appuntare tutto questo, quando vi capita, scrivendo appunto anche la motivazione del pensiero paranoide.
Rianalizzando, potrete capire se era davvero giustificato oppure no.
Riferimenti
- Freeman, D. & Garety, P.A. (2004) Paranoia: The Psychology of Persecutory Delusions. Hove: Psychology Press.
- Munro, A. (1999) Delusional disorder. Cambridge: Cambridge University Press.
- Sims, A. (2002) Symptoms in the mind: An introduction to descriptive psychopathology (III edizione). Edinburgh: Elsevier Science Ltd.