Apatia come uscirne

Sono completamente apatica: come posso uscirne?

Buongiorno, ho un handicap visivo grave che mi invalida in modo non indifferente. Il mio grande problema è l’apatia dalla quale non riesco ad uscire. Ho seguito otto anni di terapia per altri motivi e, purtroppo, l’apatia non è mai stata risolta.

L’ho notata proprio grazie al mio ex terapeuta che mi ha fatto conoscere un mondo che nemmeno immaginavo. Sono disperata perché mi annoio a morte essendo disoccpuata quando potrei trascorrere tutto questo tempo facendo svariate cose.

L’unica cosa che, invece, faccio è sistemare casa e aspettare che passino le lunghe ore.

Come posso affrontarla? Come posso capire se è un problema psichico o fisiologico? A chi rivolgermi?

Grazie!


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2 Commenti
  • valentina ambrosio
    Pubblicato alle 22:06h, 19 Ottobre

    Buonasera,
    da quello che scrive sembra che l’apatia sia uno stato d’animo cioè abbia origine da una condizione psicologica.
    Cercherei di capire da dove origina, cosa l’ha scatenata così da muoversi di conseguenza.
    Il suo corpo le sta mandando un segnale chiaro di malessere (non fai nulla..datti da fare..). Più che fare “cose” la prima mossa davvero coraggiosa che può fare per se stessa è iniziare un percorso di psicoterapia così da migliorare il suo status attuale.
    saluti
    Dott.ssa Valentina Ambrosio

  • Mara Schiavi
    Pubblicato alle 15:09h, 23 Ottobre

    Buongiorno,

    Avere una difficoltà in un ambito, come la vista, non è sicuramente un elemento irrilevante nello svolgimento della quotidianità, ma penso, e credo/spero che sia un po’ al giorno d’oggi l’ottica condivisa, che anche con alcune difficoltà si possa stare nel mondo con l’altro, secondo modalità proprie e “personalizzate”. Ora, io non conosco la natura della problematica e le difficoltà che nella praticità questa le crea, ma tutto, con volontà, è organizzabile e superabile.
    Forse questa patologia l’ha portata a chiudersi un po’ in un guscio, nella sua ruotine, che per quanto sicura, affidabile, porto sicuro, magari le sta “un po’ stretta”.
    Parliamo invece di futuro. Chi è lei davvero? Che prospettiva ha e vuole avere? Quali sono i suoi progetti?
    Ha una relazione? Se si, ci sta bene dentro. Se no, perché?
    Penso che il senso e l’obiettivo dell’inizio di un nuovo percorso terapeutico con lei debba essere quello di guardare in modo esperienziale al futuro. Solo guardando avanti, si può lasciare andare la noia, l’apatia e darsi da fare per qualcosa per cui valga la pena mettersi in gioco. Trovarlo è il lavoro vero.
    Spero di averle fornito un utile spunto di riflessione,

    Un abbraccio
    Dr.ssa Mara Schiavi

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