narcisismo

Aiuto! Sto con un narcisista? Come posso aiutarlo?

Salve, ho una relazione malsana. Nel senso, il mio compagno sembra essere protettivo, amorevole etc. ma davanti alle piccole discussioni per cose veramente futili, la discussione degenera in tragedia. Perde il controllo. Urla, mi umilia, tira pugni alle porte, minaccia continuamente di andarsene di casa.

Anzi, raccoglie proprio le sue cose e sono sempre io a trattenerlo. Alla fine di tutto la colpa ricade sempre su di me. Sono io che faccio le cose sbagliate, sono io che accendo “la miccia”. Ammetto di non avere un carattere facile e di avere fatto degli errori in passato, ma conosco i miei limiti e ho lavorato molto sui miei “difetti/problemi” migliorando veramente tanto.

Non è un elogio a me stessa, semplicemente ho imparato a lasciar scivolare tante cose per evitare di danneggiare me stessa, perché stavo sempre male e ad un certo punto ho capito che, per non stare male dovevo lavorare su me stessa. E l’ho fatto. Ancora ho un po’ di strada da fare, e voglio metterci tutti l’impegno possibile. Lui no. Lui non vuole confrontarsi. Né con uno specialista, né con un semplice amico.

Mai, è sempre convinto di avere ragione su tutto. Lui forse non se ne rende conto, ha un modo sempre scontroso di rivolgersi con le persone, è giusto solo quello che fa lui, sembra tutto lui.

È un narcisista, ne sono certa. Però io ancora lo amo, e vorrei aiutarlo. Ma come? Lui rifiuta ogni tipo di confronto, Minaccia continuamente di andarsene finché io non mi inginocchio a chiedere scusa, perché IO SECONDO LUI, HO TORTO MARCIO. Ma non sempre è così.

Quando poi gli passa, torna come nulla fosse, più amorevole di prima e pretendendo che quello che è successo va lasciato alle spalle. Ma non funziona così. Non ha alcuna pietà, quando si trasforma, diventa la persona più cinica ed egoista del mondo. Non guarda in faccia nessuno. Non ha empatia, Proprio come il narcisista.

Ho letto da qualche parte che il narcisista non ama, che è incapace di amare. Eppure non  si direbbe, io non sono mai stata amata tanto ma il prezzo da pagare è sempre alto. Sto sempre sul chi va là, perché basta una sciocchezza che si trasforma puntualmente in tragedia.

Io non voglio fare la fine di mia madre, perché mio padre aveva lo stesso carattere. Ma finché ho sentimento, vorrei provare ad aiutarlo perché sono certa che lui così sta male. Anche se ho la sensazione che proprio non si renda conto di essere nell’errore. Potrei stare qua a scrivere tanto altro, del tipo non mi ha risparmiato urla, scenate, insulti, vessazioni, ansia e stress inutile anche durante un principio di gravidanza, come se quell’esserino non fosse il suo. Infatti dopo pochi giorni dal litigio, l’ho perso. Sono sempre in ansia. Perché qualsiasi cosa io faccia (non solo io, anche le persone che ci stanno intorno) se non è in linea con il suo modo di vedere o fare le cose, sfocia in tragedia.

Senza contare tutte le volte che mi ha sbattuta fuori dalla macchina lasciandomi a piedi, o buttandomi la valigia per strada. Umiliazioni su umiliazioni.

Mi chiedo come faccia io a sopportare tutto questo. Nonostante ciò io vorrei aiutarlo ma lui rifiuta perché secondo lui sono io che devo farmi curare. Grazie.


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3 Commenti
  • Andrea Botti
    Pubblicato alle 13:57h, 25 Settembre

    Buongiorno cara lettrice.
    E’ possibile provare a cambiare gli altri? Purtroppo no.
    E’ possibile tentare di aiutarli ma il cambiamento è qualcosa che richiede una responsabilità attiva.
    Quindi l’unica che può cambiare, se quella situazione genera dolore, è lei.
    Ma non è così facile: che il suo partner sia narcisista oppure no poco importa.
    Il punto è quello che i suoi comportamenti comunicano: ambivalenza.
    Cosa significa? Che la benevolenza alternata all’umiliazione e alle minacce apre al così detto rinforzo intermittente.
    Quindi sulla base di situazioni positive si arriva ad accettare un mondo di dolore nell’attesa che si rientri in quei comportamenti positivi.
    Detto questo la via per il suo benessere è la psicoterapia individuale, per lavorare su di sè se c’è la voglia di farlo così da capire perchè sia bloccata in questo vortice.
    Sarà inoltre importante definire un sistema di valori e ciò che per lei significa amore e relazione: reciprocità.
    E’ anche importante stabilire un limite oltre il quale il comportamento dell’altro non si può più accettare, a costo di aprirsi alla possibilità della separazione.

    Detto questo le consiglio 2 libri:

    1) “Amori amari” di Elvino Miali
    2) La principessa che credeva nelle favole di Powers

    Se poi avesse voglia su YouTube cercando Psicoexplorer può trovare una videointervista reale, prodotta da me, di una persona che ha vissuto una situazione simile alla sua. Magari le sarà d’aiuto.

    Resto a disposizione.

    Un saluto.

    dr Andrea Botti

  • valentina ambrosio
    Pubblicato alle 17:47h, 25 Settembre

    buongiorno, lei dice “mi chiedo come faccio a sopportare tutto questo?” la risposta più semplice è che lo ama, ma la risposta che io ipotizzo (è una mia fantasia) è che ci sia un incastro di bisogni disfunzionali e come in un puzzle è difficile staccarvi.
    La dinamica di coppia che lei racconta sembra sempre la stessa: lei che accoglie, conferma, riconosce, si fa scendere i rospi per il bene comune, chiude un occhio e va avanti, lui che comanda, tiene i fili della quotidianeità e ha la presunzione di sapere tutto e far tutto bene. E finchè siete complementari va bene, quando lei lo contrasta, anche minimamente lui si sente attaccato perde il terreno sotto i piedi e minaccia di andarsene, sapendo benissimo che lei (che è l’anello debole) come sempre ritornerà su suoi passi e chiederà scusa, Cosi facendo lui acquista sempre più potere, è consapevole che l’ha in pugno e infatti anche se la umilia continuamente l’alternarsi di momenti piacevoli e amorevoli a momenti di inferno mantiene quest’equilibrio doloroso.
    L’unico modo per uscirne è tagliare definitivamente questa relazione malata, ma per rendere quest’azione efficace deve essere lei a rendersi conto che non può elemosinare amore da un uomo che non la ama veramente e comprendere a che bisogni inconsci risponde quest’uomo.
    E’ un percorso lungo e doloroso ma come tutti i grandi cambiamenti, alla fine ripaga di tanta felicità, è come rifiorire!
    Dott.ssa Valentina Ambrosio

  • Alice Carella
    Pubblicato alle 05:22h, 02 Ottobre

    Carissima,
    Comprendo bene quello che dice. Lavorando nel campo delle relazioni sentimentali e quindi anche delle relazioni tossiche, posso dirle che non serve a nulla etichettare il suo compagno con la parola “narcisista”. Si tratta di una considizone molto difficile da diagnosticare che necessita dell’intervento di un professionista.
    Ciò che invece è importante, è che, al di là dell’assetto psicologico del suo compagno, lei in questa relazione NON STA BENE,non è felice.
    È umana la tendenza a voler aiutare gli altri ma ricordo la frase di un mio professore all’università che disse “scordatevi di poter salvare tutti. Si salva solo chi vuol essere salvato”. Tradotta nel suo caso, lei non ha potere nel cambiamento del suo compagno. È solo lui che può decidere se è come farlo.

    Nel caso delle relazioni tossiche, la parola amore non è quella esatta. Si tratta, piuttosto, di schemi relazionali disfunzionali che portano a quella che è definita “dipendenza affettiva”.
    Il tema che porta, merita di essere approfondito in un contesto terapeutico in quanto questi schemi e modelli disfunzionali hanno una origine lontana (parlo del rapporto con le figure genitoriali, fin da piccoli).

    Resto a sua disposizione.
    Saluti,

    Alice Carella

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