Disturbi del sonno o insonnia
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“Gli insonni non dormono perché si preoccupano,
e si preoccupano perché non dormono.”
Franklin Pierce Adams
Cosa sono i disturbi del sonno?
I disturbi del sonno sono un vero e proprio problema e spesso possono interferire sul normale funzionamento del soggetto, sia dal punto di vista psicologico che medico. Possono infatti ostacolare lo svolgimento delle normali attività del soggetto come quelle lavorative o sociali, fino a determinare una compromissione della qualità della vita.
I disturbi del sonno possono riguardare, oltre alla quantità delle ore di sonno del soggetto, anche la qualità del sonno.
Il DSM-5 riporta a tal proposito quattro diverse tipologie di disturbi:
- Disturbo del Sonno correlato ad Altro Disturbo Mentale: in questo caso, i disturbi del sonno sono correlati ad un disturbo mentale diagnosticato come un disturbo dell’ansia o un disturbo dell’umore;
- Disturbo del Sonno Dovuto ad una Condizione Medica Generale: in questo caso i disturbi del sonno sono correlati ad una condizione medica e fisiopatologica che influisce, quindi, sul ciclo sonno-veglia;
- Disturbo del Sonno Indotto da Sostanze: in questo caso i disturbi sono conseguenti all’uso di sostanze o alla loro interruzione;
- Disturbi Primari del Sonno: in questo caso, i disturbi sono collegati ad anomalie del ritmo sonno-veglia determinate da fattori di condizionamento.
Sicuramente, il disturbo del sonno più comune e diffuso è il disturbo da Insonnia (o da deprivazione del sonno). Questo termine deriva dal latino “insomnia” che, letteralmente, significa “mancanza di sogni”.
L’insonnia non è propriamente una malattia, ma è un “sintomo di svariate condizioni patologiche psichiche o fisiche, oppure di alterati equilibri situazionali o ambientali” (Sudhansu Chokroverty, 2000).
Chi soffre di insonnia ha difficoltà ad addormentarsi, quindi ad iniziare e a mantenere il sonno. Tale difficoltà ad addormentarsi è presente anche in occasione dei risvegli durante la notte (Bergonzi P. et Al,. 1992; Ferri R., 1996).
A determinare il mantenimento di tale disturbo sono sicuramente diversi fattori, come quelli cognitivi, affettivi e comportamentali (e.g., Morin & Espie, 2004) che interagiscono tra loro. Infatti, chi soffre d’insonnia spesso ha pensieri intrusivi e continua a pensare alla notte insonne che ha vissuto: tutto ciò, ovviamente non può che alimentare l’insonnia nella notte successiva, facendo rivivere al soggetto tale difficoltà.
Esordio dell’insonnia
Secondo diverse ricerche, il 45% degli italiani soffre di insonnia transitoria mentre 9 milioni soffrono di insonnia cronica. Questo è confermato anche dai dati riguardo l’utilizzo dei sonniferi: secondo una ricerca del CNR il 10% degli italiani utilizza o ha utilizzato tali sostanze. Molti dati dimostrano inoltre come il disturbo d’insonnia sia più frequente con l’avanzare dell’età e come colpisca particolarmente le donne, aggirandosi intorno al 30-40% della popolazione totale.
Negli ultimi anni, però, molte ricerche hanno quasi ribaltato tale credenza: è stato infatti dimostrato che la deprivazione del sonno giovanile è sempre più diffusa. Secondo uno studio condotto nel 2006 dalla National Sleep Foundation il 73% degli adolescenti ha dichiarato di avere problemi col dormire, tanto che erano evidenti anche moltissimi disturbi dell’umore.
Questo è confermato anche nella popolazione italiana, infatti Raffaele Turini Strambi, direttore del Centro di Medicina del sonno dell’Irccs San Raffaele Turro di Milano, ha affermato che: “Negli ultimi 4-5 anni i pazienti con meno di 20 anni afflitti dal disturbo sono quasi raddoppiati nei centri di medicina del sonno. Se dieci anni fa erano meno del 10%, oggi sono il 18-20%.”
Tale cambiamento potrebbe dipendere dalla vita frenetica a cui siamo sempre più sottoposti e all’esposizione e all’utilizzo della tecnologia. Infatti è stato osservato come trascorrere molto tempo davanti ad un computer o ad uno smartphone porti poi ad allungare il tempo impiegato per addormentarsi.
Quindi i giovani sarebbero quelli più esposti a tale rischio.
Diagnosi e sintomi della deprivazione del sonno
Siamo di fronte ad un disturbo da deprivazione del sonno, quando sono presenti i seguenti sintomi:
- Difficoltà ad addormentarsi e ad iniziare il sonno;
- Difficoltà a mantenere il sonno perché è disturbato da frequenti risvegli e dalla conseguente difficoltà a riaddormentarsi;
- Risveglio precoce al mattino con conseguente difficoltà a riaddormentarsi.
Se tali sintomi si presentano per una durata di sei mesi, ci troviamo di fronte ad un’insonnia acuta.
Per quanto riguarda una sua diagnosi, fondamentale è anche la conoscenza della storia clinica del soggetto. Devono essere infatti effettuate delle analisi specifiche, proprio per capire le caratteristiche del disturbo come la durata o l’eventuale coincidenza con altri disturbi.
Ovviamente vi sono anche dei sintomi e, soprattutto, delle ripercussioni del sonno che si presentano durante il giorno, quando l’individuo è impegnato nelle sue attività abituali.
Tra questi abbiamo:
- Preoccupazioni relative al sonno e all’insonnia;
- Maggiore affaticabilità e stanchezza;
- Senso generale di malessere associato ad un tono dell’umore alterato e ad una maggiore irritabilità;
- Diminuzione della capacità di concentrazione con un possibile peggioramento nel rendimento sociale e lavorativo.
Inoltre, l’insonnia può determinare anche sintomi a livello fisico:
- Mal di testa;
- Formicolii;
- Stati tensivi;
- Sintomi gastrointestinali.
Ma quali sono le cause alla base di tale disturbo?
Cause dell’insonnia
Le cause dell’insonnia possono essere di varia natura. Tale disturbo potrebbe essere causato da uno stato emotivo d’angoscia o preoccupazione, totalmente transitorio, che quindi, quando presente, potrebbe generare tale difficoltà nel sonno.
Spesso, in una situazione di questo tipo, l’insonnia si risolve nel momento in cui il soggetto risolve tale situazione stressante.
Ma ovviamente, in tal caso parliamo di insonnia situazionale, ovvero legata a quel determinato periodo della propria vita.
Sicuramente diversa è la situazione di chi soffre d’insonnia acuta. In questo caso essa potrebbe essere dovuta ad altri disturbi come la depressione oppure a condizioni mediche patologiche come disturbo della tiroide o scompenso cardiaco.
In questi casi sembra che il fattore scatenante dell’emergere dell’insonnia possa essere lo stress o una vita non regolare: il soggetto può avere difficoltà a dormire e si può innescare un vero e proprio circolo vizioso. L’individuo arriva a tormentarsi dunque per tale disturbo e ciò può solo alimentare ancor di più il disturbo stesso. Quest’ipotesi è confermata dal Modello cognitivo dell’insonnia proposto da Harvey (Harvey, 2002; 2005; Espie et al. 2006) secondo cui l’insonnia sarebbe sostenuta da una “cascata” di processi cognitivi.
In questo modello si afferma che chi è vittima d’insonnia è tormentato/a da pensieri intrusivi e una costante e eccessiva paura durante la fase di pre-addormentamento. Queste paure a loro volta scatenano uno stato fisiologico ed emotivo di ansia che può arrivare a determinare una maggiore attenzione verso stimoli interni ed esterni, i quali minacciano ulteriormente il sonno. A ciò si aggiunge una sovrastima dell’entità del disturbo del sonno e del deficit di performance.
Tutto ciò causa un vero e proprio incremento dello stato di paura iniziale e di credenze e convinzioni erronee riguardanti il sonno.
L’individuo con tali presupposti non può che mettere in atto comportamenti di compenso e di risoluzione del disturbo che, però, non fanno altro che contribuire al mantenimento dello stesso. L’insonnia quindi si autoalimenta, o meglio, siamo noi ad alimentarla e a farla persistere.
Trattamento dell’insonnia
Sicuramente, se parliamo d’insonnia transitoria, molto efficace è la terapia farmacologica che, però, non interviene in modo soddisfacente sulla causa all’origine del disturbo. I farmaci maggiormente utilizzati sono le benzodiazepine e gli antidepressivi con proprietà sedative che migliorano la continuità del sonno riducendo, però, il sonno REM.
Molto efficace per il trattamento dell’insonnia acuta è la psicoterapia centrata sull’insonnia e composta da diverse tecniche di natura cognitivo-comportamentale, di psicoeducazione e di regole per l’igiene del sonno.
Tale terapia ha l’obiettivo di:
- Identificare i comportamenti disadattivi;
- capire quali pensieri determinano l’insonnia persistente;
- Rendere il paziente cosciente delle distorsioni cognitive rispetto al sonno: una volta rese note, si cercherà di decostruirle e di ristrutturarle per renderle funzionali per il soggetto;
- Stabilire un ritmo del sonno-veglia regolare e un ambiente favorevole al sonno;
- Cercare di diminuire l’ansia generato dal dover dormire e dalla fatica che si potrebbe sperimentare.
Tale terapia risulta essere altamente efficace: sono infatti diversi gli studi che dimostrano come, a fine trattamento, questa riesca ad avere effetti positivi sulla macro e sulla micro architettura del sonno e come tali effetti siano persistenti.
Consigli pratici per ridurre l’insonnia
Sicuramente l’insonnia è un disturbo serio, ma possiamo adottare qualche comportamento per ridurre, o addirittura eliminare tale disturbo?
Vediamo qui di seguito.
Regola il ritmo sonno-veglia
Una soluzione efficace per l’insonnia è l’adozione di sane abitudini per quanto riguarda il sonno: cercate quindi di andare a dormire e di svegliarvi sempre alla stessa ora.
Questo riuscirà a regolarizzare il ritmo del vostro sonno, facendo aumentare la probabilità di addormentarvi più velocemente.
Elimina sostanze eccitanti
Sicuramente assumere determinate sostanze durante il giorno può determinare una maggiore probabilità di insonnia.
Quali sono le sostanze da evitare?
La caffeina, che aumenta l’eccitazione, la nicotina e l’alcol.
Tutto ciò può essere deleterio e aumentare l’insonnia.
Fai attività fisica
Avere uno stile di vita sano sicuramente aumenta la probabilità di ridurre l’insonnia.
E cosa c’è di più sano rispetto all’attività fisica?
Allenatevi regolarmente ma attenzione: non prima di andare a dormire. Perché?
Perché l’attività fisica aumenta l’adrenalina quindi potreste incorrere in difficoltà nell’addormentamento.
Fate attività fisica molto prima: riuscirete a dormire per la stanchezza.
Esponiti al sole
Vi sembra un consiglio sciocco o senza senso?
In realtà non lo è e ora vi spiegherò il perché.
Esporsi al sole con regolarità è totalmente funzionale: permette di regolarizzare il ritmo circadiano e può permettervi di dormire durante la notte.
Evita pisolini durante il giorno
Cosa c’è di meglio di un buon pisolino?
Sicuramente nulla, ma per chi soffre d’insonnia non è sicuramente ottimale.
Tutto ciò può solo alterare il vostro ritmo sonno-veglia e, quindi aumentare la vostra insonnia.
Riferimenti
- American Psychiatric Association (2014). DSM – 5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina Editor
- Morin, C. M. (1993). Insomnia: Psychological assessment and management (Vol. 104, pp. 205-207). D. H. Barlow (Ed.). New York: Guilford Press.