Disturbo bipolare
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“Sono T. e soffro di disturbo bipolare da più d dieci anni. Ho l’impressione di trascorrere la vita in un’altalena con periodi di euforia totale in cui sono capace di fare tutto e più di tutto, senza neanche sentire la necessità di dormire, interrotti da periodi di depressione tali che non riesco ad uscire dalla mia stanza e vedere la luce del sole. Questo male mi sconvolge, da un anno circa ho deciso di curarmi seriamente, prendo i miei farmaci in modo regolare e vado alle sedute di psicoterapia ogni settimana. Mi chiedo fino a quando durerà e se resisterò a far la brava senza dare colpi di testa?”
(T, soggetto che soffre di disturbo bipolare)
Cos’è il disturbo bipolare
Il disturbo bipolare è un disturbo alquanto serio, che se non trattato nei tempi giusti, può portare infatti a diverse conseguenze, tra cui anche il suicidio. Ma a quando risale? Questo disturbo sembra aver delle origini antichissime: ne troviamo infatti una prima testimonianza nella Grecia classica, da parte di Areteo di Cappadocia nel I secolo a.C.
Ma la distinzione definitiva tra disturbi affettivi unipolari e bipolari si deve all’opera di Leonhard (1957), Angst (1966) e Perris (1966) in Europa e di Winokur e Clayton (1967) negli Stati Uniti.
Ma che cos’è nello specifico il disturbo bipolare?
Il disturbo bipolare è un disturbo dell’umore caratterizzato da cambiamenti dell’umore, dell’energia e del livello di attività svolta nell’arco della giornata.
L’individuo affetto vive momenti di mania/ipomania, elevazione del tono dell’umore, a cui seguono momenti di depressione.
Proprio per l’alternarsi di queste due fasi, questo disturbo viene definito anche “sindrome maniaco-depressiva”.
Forme del disturbo
Il DSM-5 distingue quattro forme di disturbo bipolare, diverse tra loro.
Vediamole insieme.
Disturbo bipolare I
Questa prima forma sembra essere caratterizzata dall’alternarsi di fasi depressive e fasi maniacali.
La fase maniacale deve essere presente per almeno 7 giorni consecutivi o deve essere così intensa da dover richiedere un ricovero ospedaliero.
Disturbo bipolare II
Questa invece sembra essere caratterizzata dall’alternarsi di fasi depressive e fasi ipomaniacali.
A differenza del disturbo bipolare I, qui l’intensità della fase ipomaniacale è minore rispetto a quella maniacale.
Disturbo ciclotomico
Tale disturbo è caratterizzato da tante fasi maniacali e depressive che, quindi, si alternano ciclicamente.
L’intensità di queste fasi è sicuramente minore rispetto alle forme precedenti.
Disturbo Bipolare Non Altrimenti Specificato
In questa categoria rientrano tutti i disturbi dello spettro bipolare che non possono rientrare nelle forme precedenti: questo perché le fasi sono molto deboli per intensità.
Esordio del disturbo bipolare
Secondo le statistiche del National Institute of Mental Health, il disturbo bipolare interessa circa l’1% della popolazione al di sopra dei 18 anni, con una distribuzione uguale tra i due sessi.
Questo sembra essere uno di quei disturbi che insorge maggiormente durante l’adolescenza: il 10% dei disturbi dipolari esordisce infatti prima dei 12 anni ed il 20% tra i ragazzi di 12 e 18 anni.
Secondo alcuni dati la fascia d’età maggiormente a rischio per l’insorgenza di tale disturbo, è quella compresa tra i 15 e 19 anni.
Molte volte, nella storia dell’adolescente, è riscontrabile un disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività non diagnosticato, mentre nel periodo puberale si riscontra spesso un abuso di alcol e droghe.
Nelle giovani donne, invece, il disturbo si presenta con fasi di depressione che, spesso, vengono sottovalutate.
Ma quali sono i sintomi che presentano i pazienti che soffrono di tale disturbo?
Sintomi del disturbo bipolare
Sicuramente, da quanto appena detto, si evince come ciò che caratterizza i pazienti che soffrono di tale disturbo, sia l’alternanza di episodi maniacali con quelli depressivi e, talvolta, la presenza di episodi misti.
Ma cerchiamo di capirne di più, a partire dai sintomi specifici.
Episodio maniacale
Tale momento si caratterizza per un umore persistentemente elevato, superiore alla norma, per irritabilità e per espansività.
Si evidenzia inoltre un’autostima ipertrofica con un senso eccessivo di grandiosità.
Il soggetto in questione può presentare un’eccessiva loquacità e agitazione psicomotoria con una riduzione delle ore di sonno a causa di pensieri intrusivi. È presente oltretutto una forte distraibilità del soggetto: ogni stimolo riesce a catturare la sua attenzione. Tutto ciò non può che determinare una scarsa capacità di giudizio.
In tale fase, il soggetto sembra essere più attivo, soprattutto nelle sue attività lavorative, scolastiche, avendo al contempo un maggiore interesse per le attività sessuali.
Tutto ciò determina un coinvolgimento eccessivo, anche in quelle situazioni che potrebbero essere rischiose.
Episodio depressivo
Nell’episodio depressivo, il soggetto presenta un basso tono dell’umore, una perdita di interesse verso le attività considerate piacevoli, un persistente senso di vuoto, pessimismo e scoraggiamento.
Si presenta inoltre un’alterazione del normale comportamento alimentare, soprattutto attraverso un disinteresse verso il cibo che sfocia in una diminuzione dell’appetito.
Il soggetto quando dorme inoltre sembra presentare diversi disturbi: insonnia o ipersonnia, risvegli precoci e difficoltà nell’addormentarsi.
Tutto ciò determina una scarsa abilità nel pensiero e nel processo decisionale.
In tale fase il soggetto si ritrova infatti a sperimentare una svalutazione del proprio Sé, un forte senso di colpa e, spesso, idee suicidarie.
Episodio misto
Molte volte tale episodio è di transizione tra la fase depressiva e quella maniacale, o viceversa.
Sembra essere infatti caratterizzato dalla contemporanea presenza dei sintomi caratterizzanti la fase depressiva e quella ipomaniacale: il soggetto soffre d’ansia e di irritabilità.
Ma come si fa a diagnosticare tale disturbo che appare così complesso?
Diagnosi di disturbo bipolare
Per quanto riguarda la diagnosi, essa può essere davvero complessa perché i sintomi di questo disturbo coincidono con quelli della Depressione Maggiore, del Disturbo di Personalità Borderline o del deficit di attenzione.
Proprio per questo può essere difficoltoso riuscire a fare una diagnosi corretta: è necessario dunque primariamente effettuare l’anamnesi, per conoscere tutti i fattori presenti, per poi rifarsi ai criteri del DMS-5.
Come detto anche precedentemente, il DSM-5 riporta quattro forme di tale disturbo che presentano a loro volta determinati criteri.
Vediamoli qui di seguito, nel dettaglio.
Disturbo Bipolare I
Siamo di fronte a tale forma di disturbo, quando sono presenti uno o più episodi depressivi e misti per almeno una settimana.
Tali episodi devono inoltre
- presentarsi più volte durante questo arco temporale
- avere una lunga durata
- avere un’intensità così elevata tanto da causare un disagio clinicamente significativo e la compromissione dello svolgimento delle normali attività come quelle lavorative e sociali.
Ciò che si evidenzia in tali soggetti è:
- Ridotto bisogno di sonno;
- Eloquio rapido, caratterizzato da un eccessivo gesticolare e con un tono e un volume eccessivo per ciò che viene detto;
- Aumento della socievolezza;
- Irrequietezza;
- Partecipazione a molte attività con un’eccessiva pianificazione;
- Aumento della libido con la modifica del proprio aspetto per essere più provocante;
- Messa in atto di comportamenti impulsivi e, spesso, antisociali;
- Cambiamento brusco e improvviso delle proprie idee ed eccessiva distraibilità;
- Eccessiva attivazione accompagnata da sintomi depressivi.
Disturbo Bipolare II
Siamo di fronte a tale forma di disturbo quando è presente uno o più episodi depressivi maggiori, accompagnati a loro volta da un episodio ipomaniacale.
La differenza dunque risiede proprio nella presenza dell’episodio ipomaniacale che, quindi, ha un’intensità minore.
In tali soggetti Si evidenziano:
- Episodi di alterazione dell’umore: uno o più episodi depressivi maggiori con la durata di almeno due settimane, e almeno uno ipomaniacale con la durata di almeno 4 giorni;
- Elevato rischio di suicidio;
- Messa in atto di comportamenti impulsivi;
- Maggiori livelli di creatività.
Disturbo ciclotomico
Siamo di fronte a tale forma di disturbo quando è presente un grave malfunzionamento sociale e lavorativo a causa di un continuo alternarsi tra gli episodi ipomaniacali e depressivi.
Tali episodi devono dover presentarsi da almeno due anni, ma i sintomi depressivi non devono soddisfare i criteri per un episodio depressivo maggiore.
Proprio perché è una fase lieve, gli episodi di mania sono lievi, mentre quelli depressivi sono moderati.
Disturbo Bipolare non altrimenti specificato
In questo caso, i disturbi sono di carattere bipolare, ma non soddisfano i criteri per nessuna forma di tale disturbo.
Per esempio, gli episodi maniacali e depressivi si alternano molto velocemente e non soddisfano i criteri di durata minima per diagnosticare il disturbo.
Ma quali sono le probabili cause alla base del disturbo bipolare?
Cause del disturbo bipolare
Per diversi anni, molti studiosi si sono focalizzati sulla comprensione della causa del disturbo bipolare, soprattutto del disturbo bipolare I.
Si è potuto osservare, sulla base di questi, come non esista un’unica causa, poiché questo disturbo risulta essere il risultato di diversi fattori coinvolti.
Questo inoltre è una delle poche malattie psichiatriche ad avere una base organica ben identificata.
Una delle cause fondamentale del disturbo sembra essere da associare alla genetica: diversi studi hanno dimostrato come ci sia una probabilità del 10% di sviluppare un disturbo bipolare, se in famiglia è presente un familiare con questa patologia, rispetto alla media della popolazione generale.
Tale risultato è ampiamente supportato anche da diversi studi condotti sui gemelli. Volendo entrare nel dettaglio, è stato constatato che se si è gemelli omozigoti, con lo stesso DNA, un soggetto ha la probabilità del 40 % di sviluppare tale disturbo, se il fratello a sua volta risulta esserne affetto. Nei gemelli eterozigoti, con diverso DNA, tale probabilità scende al 20%.
Cosa dimostra tale studio sui gemelli?
Che il patrimonio genetico è fondamentale, così come la storia familiare.
È stato infatti osservato che i figli di genitori con un disturbo bipolare hanno un maggior rischio di sviluppare il disturbo, rispetto a chi ha genitori senza il disturbo.
Ma ancora non finisce qui.
Si è anche osservato che, spesso, nei soggetti predisposti geneticamente, il disturbo può essere fomentato da eventi sociali forti, come
- gravi perdite affettive
- abuso di alcol
- Abusi sperimentati durante l’infanzia: in questo caso, l’individuo tenderà a creare universi paralleli nelle sfere affettive e lavorative, uno associato alla normalità e uno all’evasione.
Trattamento del disturbo bipolare
Ma quali sono i trattamenti più efficaci per il disturbo bipolare?
Dato che questo è uno delle poche malattie psichiatriche ad avere una base organica, il trattamento più efficace sembra essere quello farmacologico.
Nello specifico, vengono utilizzati gli stabilizzatori dell’umore e gli antidepressivi. Lo stabilizzatore dell’umore largamente utilizzato è il litio che spesso è utilizzato nel trattamento degli episodi maniacali in fase acuta, ma la sua indicazione principale riguarda l’azione di prevenzione delle crisi sia maniacali che depressive. Gli antidepressivi, invece, vengono utilizzati per trattare gli episodi depressivi.
Spesso, però, la terapia farmacologica non è sufficiente: fondamentale, infatti, risulta essere l’integrazione con un approccio psicoterapico, al fine di affrontare i problemi che possono riguardare una mancata collaborazione del paziente: per esempio, il litio spesso può aiutare il soggetto a controllare gli episodi problematici, ma non in modo sufficiente.
Ciò può causare un vero e proprio senso di frustrazione nel paziente che, quindi, potrebbe sentirsi scoraggiato al punto dal non voler continuare con l’assunzione del medicinale.
Quindi, fondamentale è il supporto di uno psicologo psicoterapeuta online o dal vivo.
Una terapia molto efficace, se affiancata a quella farmacologica, è la terapia cognitivo-comportamentale: ciò è stato ampiamente supportato da diversi studi (Beck e Newman 2005).
Tale terapia, oltre che aiutare il paziente ad essere più collaborativo, fa si che il soggetto riesca
- a sviluppare strategie per affrontare le convinzioni disfunzionali sottostanti al comportamento disfunzionale
- a sviluppare strategie di problem solving per affrontare i problemi dettati dall’utilizzo dei farmaci.
Al fine di riuscire a rafforzare l’alleanza terapeutica durante tutta la psicoterapia.
Consigli pratici per convivere con il disturbo
Quali consigli possiamo dare agli individui che soffrono di tale disturbo? Eccone alcuni.
Non farti sopraffare dal disturbo
Di fronte ad un tale disturbo, è normale che la tua vita ne risenta.
Ma tu non sei il disturbo di cui soffri, sei molto di più. Accettalo e fa in modo che la tua vita resti tua, che sia tu a dettare le regole e a gestirla in tutti i suoi aspetti. I momenti che vivi non devono avere la meglio!
Conduci una vita sana
Potrà sembrare qualcosa di banale o, addirittura, fuori luogo, ma in realtà non è così. Avere una vita sana, praticare sport, evitare sostanze eccitanti, come il caffè, può soltanto agevolare il modo in cui potrai affrontare il disturbo e il trattamento. Evita di bere caffè, per esempio, perché ciò potrebbe solo causare una perdita di sonno.
Informati
Il disturbo bipolare è ancora ampiamente sconosciuto e fonte di ambiguità: sono infatti poche le persone che possono davvero dire di sapere cosa comporti, soprattutto a livello psicologico. Per affrontare al meglio il disturbo, occorre informarsi al meglio, però : cerca di capire cosa ti succede, la causa, come gestire al meglio gli episodi che vivi. L’informazione è la base!
Riferimenti
- Cassano B.G., Tundo A., Elsevier Masson (2008) La dimensione cognitiva dei disturbi, in Trattato Italiano di Psichiatria, Terza Edizione.
- Saettoni, P., Bartoletti, (2008). Farmacoterapia del disturbo bipolare in Cognitivismo Clinico, vol. 5, n. 1.
- Rainone A., Marras L., Chichierchia A, (2008). Quale ruolo per la psicoterapia nella cura del disturbo bipolare? La terapia Cognitivo-Comportamentale, in Cognitivismo Clinico, vol. 5, n. 1, 2008.