Una sfera molto importante di disturbi che, oggi, risultano essere sempre più in aumento è proprio quella dei Disturbi alimentari.
Oggi, infatti, viviamo in una società caratterizzata dall’ossessione dell’aspetto fisico e della lotta per ottenere un corpo perfetto, probabilmente perché siamo sempre più bombardati da modelli fisici e da sempre più ostilità verso chi non rientra in determinati parametri fisici.
Tutto ciò influisce sull’individuo e può determinare veri e propri disturbi che, appunto, rientrano nei disturbi dell’alimentazione.
Si è osservato che tra questi, due sono i disturbi più diffusi: l’anoressia nervosa e della bulimia nervosa.
Le percentuali di questi disturbi si aggirano rispettivamente intorno allo 0,9% e all’1,5%, nel genere femminile, mentre in quello maschile le percentuali sono 0,3 per l’anoressia e 0,5 per la bulimia.
Ma come è possibile prevenire tali disturbi o, nel caso, curarli?
Ne parliamo di seguito, continua a leggere.
Quando parliamo di disturbi dell’alimentazione, ci rifacciamo a tutti i disturbi dell’alimentazione o del comportamento alimentare.
Molti di questi disturbi hanno una caratteristica fondamentale: la messa in atto di comportamenti finalizzati al controllo del peso corporeo e che, a lungo andare, danneggia l’individuo sia fisicamente, ma anche, e soprattutto, nel suo funzionamento psicologico.
Questo, infatti, ha delle vere e proprie ripercussioni nella vita del soggetto con la compromissione delle capacità emotive, ma anche nelle attività quotidiane come quelle lavorative o sociali.
In generale, come possiamo capire se qualcuno che ci sta attorno soffre di uno di questi disturbi?
Come detto prima, la caratteristica fondamentale è proprio l’ossessione del soggetto per il proprio peso e per la propria forma fisica: l’individuo ha il timore di ingrassare e, molte volte, evita di mangiare in pubblico oppure evita ogni evento in cui sia incluso il cibo.
Un’altra caratteristica presente nei soggetti che soffrono di tali disturbi è proprio la distorsione dell’immagine corporea.
Ma a cosa ci riferiamo con “immagine corporea”?
“L’immagine corporea è l’insieme di percezioni, pensieri ed emozioni che una persona esperisce riguardo al suo corpo.”
(Grogan, Body image: Understanding body dissatisfaction in men, women and children, 2008)
Ovviamente tale immagine può essere positiva, quindi l’individuo può sentirsi bene con il proprio corpo, ma ovviamente non è sempre così. Alcuni individui non si percepiscono come vorrebbero, con la forma corporea ideale: in questo caso c’è insoddisfazione per l’immagine corporea.
Ed è proprio tale insoddisfazione uno dei maggiori fattori di rischio e di mantenimento dei disturbi legati all’immagine corporea e all’alimentazione (Thompson et al., 1999).
Questi disturbi sono sempre più diffusi e, nonostante siano diffusi anche in età adulta, nella maggior parte dei casi colpisce proprio gli adolescenti.
Si osserva infatti che sono circa tre milioni le persone in Italia che convivono con i disturbi del comportamento alimentare e di questi 2,3 milioni sono adolescenti.
L’insorgenza di tali disturbi può esserci intorno ai 13-14 anni, ma si osserva che è presente un radicale abbassamento dell’età media: per esempio ci sono casi di bambine che soffrono di questi disturbi sin da otto anni.
Ma come si può riconoscere il disturbo quando si è soltanto giovani adolescenti?
Sicuramente non è semplice, anche perché l’adolescente tende a “tenersi tutto dentro”: a cosa prestare dunque attenzione?
Proprio alle parole e all’affermazione di alcuni genitori genitori che spesso dicono “Non so cosa fare. Non assaggia niente. Non sembra proprio interessato al cibo. Questo non riesco a farglielo mangiare”.
Ma, una volta individuato, come si può curare, dato che si parla di bambini/ragazzi?
Sicuramente quando è presente in giovane età è necessario un trattamento ad hoc.
Molte volte ciò consiste in una psicoterapia focalizzata sulla contraddizione fra il rifiuto del proprio corpo e la fissazione ossessiva su di esso, che porta gli adolescenti ad ingannare gli adulti e a veder in loro quel qualcuno che “vuole far ingrassare” e non che vuole aiutarlo.
Sicuramente tale disturbo non coinvolge, quindi, soltanto l’adolescente, ma tutta la famiglia che quindi è messa in gioco nel trattamento del disturbo stesso.
Laura Dalla Ragione nella prefazione del libro “Inchiostro” di Caterina Minni, in cui si parla di una ragazzina di 11 anni che ha lottato contro l’Anoressia Nervosa afferma: “Dal testo si comprende come tale disturbo entri e sconvolga la vita delle famiglie che si trovano a dover affrontare una imprevista, drammatica esperienza. La maggior parte dei pazienti con disordini alimentari non sono consapevoli di avere una patologia e interpretano le altrui preoccupazioni come indebite ingerenze, dentro una scelta di vita che viene avvertita come valida e consapevole”. (Laura Dalla Ragione, Inchiostro – Storia di un’adolescente oltre l’anoressia. Caterina Minni, 2017).
Nella sfera dei Disturbi alimentari rientrano diversi disturbi, soprattutto perché nel DSM-5 sono stati inseriti non soltanto i disturbi alimentari, ma anche i Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Tra questi abbiamo:
L’Anoressia Nervosa è uno dei Disturbi dell’Alimentazione caratterizzato da una brusca restrizione dell’apporto energetico.
Il cibo, appunto, viene assunto in quantità molto ridotte rispetto al fabbisogno quotidiano di cui ognuno di noi avrebbe bisogno. Questo porta ad avere un peso basso in relazione all’età, sesso, evoluzione dello sviluppo e salute fisica.
La persona anoressica vive un’intensa paura di ingrassare e questo determina un comportamento persistente nel ridurre la quantità di cibo assunta che, ovviamente è in contraddizione ad un peso già molto basso.
Come detto anche prima, anche nell’anoressia nervosa è presente una distorsione del modo in cui è percepito il peso e la forma del proprio corpo. Questa distorsione ha un’influenza inappropriata sulla propria autostima ed inoltre determina la perdita della capacità di valutare la gravità dell’attuale perdita di peso.
Manifestazione
Il soggetto anoressico si riconosce per una perdita di peso eccessiva in pochissimo tempo. Nella maggior parte dei casi il soggetto tende ad evitare di mangiare e, quindi, assume quantità davvero minime di cibo, associando un’attività fisica eccessiva. Sicuramente chi è anoressico non perde l’appetito o la fame e, quindi, nel caso in cui dovesse pensare di aver esagerato potrebbe mettere in atto comportamenti compensatori come vomito o uso di lassativi.
Inoltre, il corpo è vissuto come un nemico da combattere e quindi i suoi bisogni non vengono avvertiti. Il controllo del peso garantisce una sensazione di autonomia e indipendenza e questo implica, spesso, comportamenti alimentari ritualizzati come:
Tutto ciò ha ripercussioni sul soggetto: egli è caratterizzato da perfezionismo eccessivo, iperattività e mancata consapevolezza della malattia.
Dal punto di vista emotivo un aspetto tipico è la scarsa empatia, quindi difficoltà a riconoscere gli stati emotivi altrui, scarsa flessibilità e coerenza interna e una forte sensazione di perdita di controllo.
Il termine bulimia letteralmente significa “fame vorace” ed è uno dei disturbi che rientra nei disturbi dell’alimentazione.
Tale disturbo è caratterizzato dalla tendenza a esercitare, in maniera sregolata, un eccessivo controllo sul proprio peso.
Questo avviene attraverso le abbuffate, cui seguono, sistematicamente, condotte compensatorie.
Ciò che caratterizza la presenza della bulimia nervosa è proprio la circolarità tra le abbuffate e le condotte compensatorie.
È l’ingestione di una quantità di cibo significativamente superiore a quella che la maggior parte degli individui assumerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili, caratterizzata dalla sensazione di perdere il controllo.
Quali sono, invece, le condotte compensatorie? Tra queste ritroviamo:
Inoltre, è presente uno stato di malnutrizione causato dall’errata alimentazione e un’altra frequenza di gastriti ed esofagiti.
Dal punto di vista psicologico, la persona:
Il picacismo è un disturbo caratterizzato dalla tendenza incontrollabile a mangiare cose non commestibili come carta, talco, sapone o una quantità eccessiva di cibo crudo.
Manifestazione
E’ un disturbo molto raro e poco conosciuto, che colpisce perlopiù i bambini, soprattutto tra i 1 e 6 anni. Nei bambini è quasi normale perché essi tendono a mettere qualsiasi cosa in bocca e, quindi, ciò può essere facilmente ingerito.
Anche gli adulti vengono colpiti, anche se la percentuale è alquanto bassa, soprattutto rispetto ad altri disturbi più comuni. Nell’adulto ha una natura prettamente psicologica che, molte volte, è difficile da diagnosticare perché il soggetto tenderà a non parlarne. Molte volte, inoltre, tale disturbo può essere associato a malattie psichiatriche come la schizofrenia o ritardo mentale.
Tale disturbo, oltre ha ripercussioni, sia da un punto di vista psicologico, che fisico proprio per l’assunzione di cibo non commestibile: tra esse troviamo l’insorgenza di infezioni, malnutrizione e avvelenamento.
Per questi motivi rientra nei disturbi dell’alimentazione.
Il disturbo da ruminazione è caratterizzato dal rigurgito continuativo del cibo per almeno 1 mese, tanto da essere un comportamento quotidiano. Il cibo, prima ingerito, o anche parzialmente digerito, viene rigurgitato in bocca, può essere poi rimasticato, ringoiato o sputato, senza nausea o disgusto o conati di vomito.
Manifestazione
Siamo di fronte a tale disturbo quando il rigurgito continuativo non è causato da altre patologie come il reflusso gastroesofageo oppure quando non ha come scopo ultimo quello di eliminare le calorie assunte in quantità eccessive, almeno secondo il soggetto. La caratteristica e l’unico sintomo di questo disturbo è il rigurgito continuativo per un periodo abbastanza lungo, quindi un mese, o quando avviene quotidianamente.
Tale disturbo può presentarsi in età infantile soprattutto fra i 3 e 12 mesi ed esso si manifesta con l’incapacità di raggiungere gli aumenti di peso previsti. Può essere presente anche in soggetti adulti, ma spesso in concomitanza ad altri disturbi mentali.
Il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo è caratterizzato dalla persistente incapacità di soddisfare le appropriate capacità nutrizionali e/o energetiche associato ad un forte rifiuto del cibo, o di alcuni alimenti, senza alcuna preoccupazione per l’aspetto o il peso corporeo.
Manifestazione
La caratteristica principale di questo disturbo è proprio l’evitamento del cibo o una ridotta assunzione di cibo determinata da una mancanza di interesse per il mangiare o per il cibo, che porta ad una perdita di peso o a una crescita discontinua.
I soggetti con questo disturbo sono estremamente schizzinosi riguardo al cibo e ai tipi di alimenti da assumere. Per esempio possono evitare gli alimenti che hanno un certo colore, consistenza o odore; altri soggetti potrebbero temere possibili conseguenze avverse del consumo di cibo, quali il soffocamento o il vomito.
Il binge eating disorder è uno dei disturbi forse più diffusi, tra i diversi disturbi alimentari, con la bulimia e l’anoressia nervosa.
Manifestazione
Esso è caratterizzato da ricorrenti episodi di abbuffate, alternati a periodi di digiuno, che si verificano almeno una volta a settimana per tre mesi.
Durante tali abbuffate, il soggetto mangia grandi quantità di cibo, sicuramente molto più sostanziose rispetto al possibile, e inoltre ha la sensazione di perdere il controllo.
Sicuramente ciò che ci permette di riconoscere chi soffre di tale disturbo è proprio un aumento di peso che, spesso, può determinare uno stato di obesità. Subito dopo l’abbuffata il soggetto sente pero’ una forte vergogna e un intenso senso di colpa che porta al digiuno.
Il soggetto è quindi incapace di smettere di mangiare, anche se vorrebbe avere controllo di ciò che sta mangiando. Mangia molto rapidamente e grandi quantità di cibo ed inoltre ciò non avviene per fame.
Molte volte potrebbe nascondere il cibo per mangiarlo in seguito di nascosto perché prova imbarazzo per quel che mangia. Questo lo porta ad avere condotte alimentari normali con gli altri, ma ad abbuffarsi quando è da solo.
Vive una vera e propria disperazione perché vorrebbe controllare il proprio peso e le quantità del cibo mangiato; proprio per questo, dopo l’abbuffata ha una sensazione di disgusto e depressione.
Nel binge eating disorder, quindi, è presente un circolo vizioso: il soggetto mangia per noia o per autoconsolarsi, ma ciò, automaticamente, lo fa sentire in colpa e lo porta a vivere un profondo senso di malessere che porta a digiunare, generando il desiderio di mangiare. A questo, infatti, seguirà un’altra abbuffata.
Sicuramente i disturbi alimentari sono l’incubo dei nostri giorni e, col tempo, stanno diventando una vera e propria epidemia sociale.
Ma come possiamo convivere con tali disturbi? Vediamo insieme qualche consiglio.
Come detto anche precedentemente, le pressioni sociali sono fattori molto influenti nello sviluppo dei disturbi alimentari.
Fai attenzione soprattutto a chi ti sta intorno: evita la gente che non ti fa star bene e chi ti critica o ti fa sentire a disagio.
Non ci sono prototipi da rispettare!
Si può sempre migliorare e perché non farlo con la tua vita? Questi disturbi oltre che ad essere causa del tuo malessere, ne sono anche conseguenza: se non stai bene, per esempio, potresti riversarti sul cibo nella speranza di star meglio oppure potresti vivere un malessere dettato dall’ossessione del cibo e dal suo evitamento. Ma ciò non ti fa davvero bene: concentrati su te stesso, dedicati a ciò che ti fa stare bene come un hobby o ai tuoi familiari!
Sia che tu soffra di anoressia sia che tu soffra di bulimia, c’è un’unica costante: un’alimentazione scorretta.
Questo potrebbe implicare mangiare tanto o mangiare poco o nulla: come puoi evitarlo? Cerca di fissare degli orari, facendo in modo che ciò diventi una vera e propria abitudine.
Riuscirai a mangiare meglio e ad avere una condotta alimentare corretta.
Per quanto riguarda il trattamento dei disturbi alimentari, sicuramente molto utile è un percorso psicoterapeutico incentrato sul soggetto e sul disturbo che sta vivendo.
Per esempio, molto utile è una psicoterapia individuale che prevede un’analisi su sé stesso e sull’insorgenza del disturbo stesso.
Il paziente, con il supporto del terapeuta, può capire come si è formato il disturbo, quando è insorto, cosa lo alimenta ecc. Inoltre, è molto utile capire cosa vive chi soffre di uno di questi disturbi e come si rapporta ad esso: molte volte il soggetto potrebbe averlo presentato a causa di esperienze spiacevoli col mondo circostante, come per esempio i pari. In questo caso fondamentale è la ricostruzione della propria autostima e della fiducia verso il mondo circostante.
Infine, molto utile nei disturbi associati ad una cattiva alimentazione, come il picacismo, risulta essere l’educazione alimentare che, grazie ad un esperto psicologo dell’alimentazione, riesca ad educare il soggetto ad una corretta alimentazione.