Disturbo da Attacchi di Panico
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Descrizione di un attacco di panico
Volendo far riferimento all’etimologia del termine “panico”, vediamo come questo significhi “tutto”. Pan in effetti, secondo la mitologia greca, era lo spirito di tutte le creature naturali. Alcuni racconti ci dicono come costui era solito mettere paura in chi si permetteva di disturbarlo: pensate che venne addirittura visto fuggire per la paura da lui stesso provocata.
La persona che soffre di attacchi di panico, d’altronde tenta di fuggire dalla sua paura. Una paura che genera un’ansia che a sua volta causa la paura (Siegel, 2013).
In tal senso gli attacchi di panico si configurano come degli episodi di improvvisa, intensa ansia e paura, poiché il risultato di interpretazioni “catastrofiche” di eventi fisici e mentali, che portano il soggetto a perdere il controllo della situazione vissuta.
Secondo il modello cognitivo non è la situazione in sé a spaventare, ma il modo in cui la interpretiamo. Non sono, quindi, gli eventi a provocare quello che sentiamo, ma il modo in cui li vediamo e li gestiamo, attraverso i nostri pensieri (Beck,2013). Tutto questo può portare il soggetto a mettere in atto alcuni comportamenti di evitamento.
Tra gli evitamenti più diffusi abbiamo il:
- non frequentare luoghi chiusi;
- non utilizzare automobili, autobus, metropolitana, treno o aereo;
- non allontanarsi da zone considerate sicure.
Quando gli attacchi di panico diventano ricorrenti, siamo in presenza di un vero e proprio “disturbo di panico”.
Esordio e cause di un attacco di panico
Alcuni dati confermano come gli attacchi di panico:
- compaiano generalmente per la prima volta nella tarda adolescenza o comunque entro i 30 anni (il 33 % delle persone, di età compresa fra 18 e 25 anni ha infatti sperimentato il panico).
- siano diffusi soprattutto tra le donne.
Ma perché compaiono? Quali sono le cause di un primo attacco di panico?
Elenchiamole qui di seguito:
- un periodo o un evento particolarmente stressanti, come un lutto, una malattia o un abuso, potratti per diversi mesi (da 6 a 8 mesi);
- una predisposizione genetica e psicologica ai disturbi d’ansia;
- cause fisiologiche, come la menopausa nelle donne;
- cambiamenti di ruolo, come il pensionamento;
- preoccupazioni circa la propria salute;
- difficoltà personali o professionali che, se non affrontati, rischiano di provocare nel tempo un aumento dell’ansia;
- Comorbilità con altri disturbi: è frequente ritrovare attacchi di panico in soggetti che hanno un disturbo post traumatico da stress, un disturbo depressivo maggiore o un disturbo bipolare.
Ma come si presentano questi attacchi di panico, che sono soliti durare circa 20 minuti?
Sintomi del panico
Gli attacchi di panico possono manifestarsi con sintomi somatici e psichici.
I sintomi fisici in genere sono:
- tachicardia
- nausea
- vertigini
- rossore al viso
- sudorazione
- brividi di freddo
- sensazione di soffocamento
- dolore al petto
- difficoltà respiratorie
- vampate di calore
- formicolii
- tremore
Tra i sintomi psichici abbiamo invece:
- paura di morire o timore d’impazzire
- la paura di perdere il controllo delle proprie azioni
- stordimento
- una percezione del mondo esterno come irreale;
- Alterata percezione di sé, caratterizzata da una sensazione di distacco dai propri processi di pensiero o dal proprio corpo.
Diagnosi del disturbo da panico
Sulla base dei criteri del Manuale Statistico Diagnostico dei Disturbi Psichici (DSM,2014), una diagnosi di disturbo da panico risulta essere confermata se:
- sono presenti più attacchi di panico improvvisi e ricorrenti (uno non risulta essere sufficiente a rimandare al disturbo);
- gli attacchi di panico non sono da associare all’assunzione di una sostanza specifica o ad altre patologie psichiche.
Trattamento del disturbo da panico
La terapia per il disturbo di panico può essere di tipo farmacologico, psicoterapeutico o un’integrazione tra le due.
La terapia farmacologica utilizza generalmente farmaci quali benzodiazepine e antidepressivi di nuova generazione, i quali sono in grado di controllare e ridurre lo stato di agitazione e ansia. Le benzodiazepine sembrano agire più velocemente degli antidepressivi, ma possono a loro volta provocare dipendenza, indurre sonnolenza e problemi di memoria. Gli ISRS o IRSN sembrano essere comunque i farmaci preferiti, poiché presentano meno effetti collaterali: inducono meno sonnolenza e non provocano dipendenza.
Tra i trattamenti che risultano essere efficaci abbiamo anche la Psicoterapia Breve Strategica e quella Cognitivo Comportamentale. Entrambi portano il paziente a prendere consapevolezza di cosa ci sia davvero alla base del suo problema.
Chi soffre di attacchi di panico abbiamo infatti visto, presenta delle credenze disfunzionali che a loro volta finiscono per innescare un meccanismo automatico.
Per gestire e controllare tale meccanismo, la terapia prevede:
- la ricostruzione della manifestazione iniziale e attuale del disturbo;
- l’insegnamento di tecniche per la gestione dei sintomi dell’ansia;
- l’individuazione delle interpretazioni erronee che portano all’attacco di panico;
- l’esposizione graduale alle sensazioni e agli stimoli temuti;
- la prevenzione delle ricadute.
Attraverso delle strategie verbali e comportamentali, il paziente non solo modifica i propri pensieri catastrofici e automatici, ma impara anche a non evitare più le situazioni temute, poiché riconosce la sua fobia essere infondata.
Consigli per chi soffre di attacchi di panico
Cosa può essere fatto a livello pratico, per prevenire un attacco di panico?
- In primis fare i conti con le proprie paure. Spesso infatti la tendenza è quella di non guardarle in faccia, di stare lontani dalle situazioni temute. E’ opportuno invece iniziare a prendere di petto il problema e avvicinarsi gradualmente, ascoltando le proprie sensazioni interne e senza forzarsi, a ciò che ci fa paura.
- Possiamo migliorare il nostro stile di vita a partire dalla nostra alimentazione;
- Fare tanta attività sportiva, poiché ci permette di scaricare le nostre tensioni mentali e corporee, favorendo così il rilascio di neuro-trasmettitori cerebrali che possono migliorare il nostro umore;
- Chiedere aiuto ad uno psicologo psicoterapeuta online o dal vivo che possa fornire le strategie per gestire al meglio il problema, prima che questo peggiori.
Anche il camminare può avere un effetto positivo sull’ansia, sull’umore in generale e favorisce la riflessività. Uno studio giapponese ha scoperto che passeggiare nei boschi, farebbe diminuire i livelli di cortisolo e la frequenza cardiaca. (Yamaguchi et Al., 2006).
Se invece siamo in presenza dei sintomi tipici degli attacchi di panico possiamo invece:
- controllare il nostro respiro, attraverso dei cicli di respirazione lenta al minuto, affinché il nostro organismo possa ripristinare il suo corretto equilibrio.
- evitare di calmarci a tutti i costi: occorre invece accettare ciò che ci sta succedendo, magari spostando l’attenzione dalle sensazioni avvertite.
- cercare frescura, poiché tra i sintomi più sgradevoli c’è la sensazione è di avere troppo caldo.
Bibliografia
- American Psychiatric Association. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Quinta Edizione. A cura di Biondi M. Raffaello Cortina Editore, Milano 2014.
- Yamaguchi, M., Deguchi, M., Miyazaki, Y. (2006). The effects of exercise in forest and urban environments on sympathetic nervous activity of normal young adults. J Int Med Res, 34:152–9.
- Siegel, D.J. (2013). La mente relazionale. Neurobiologia dell’esperienza interpersonale. Milano: Raffaele Cortina.
- Taylor, S. (2006). Disturbi di panico. Monduzzi