BULLISMO
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Ormai dappertutto, sui giornali e in tv, si parla costantemente del nuovo cancro della società, il bullismo, che sembra coinvolgere addirittura il 41% dei bambini italiani e non solo.
Ma riflettiamo insieme e chiediamoci, cos’è il bullismo? Come si fa per riuscire a riconoscerlo?
Vediamo qui di seguito di capirne di più.
Cos’è il bullismo
Con il termine bullismo, che deriva dalla parola “bulling”, intendiamo quell’insieme di comportamenti aggressivi e persistenti nei confronti di chi non riesce a difendersi.
Tra questi abbiamo offese, parolacce, insulti, derisione per l’aspetto fisico, diffamazione e aggressioni fisiche.
Affinché si possa parlare di bullismo, devono esservi dei ruoli ben definiti, ovvero quello del bullo e della vittima.
Chi è il bullo?
Il bullo altro non è che colui che “prevarica” e mette in atto tali comportamenti aggressivi, sia dal punto di vista fisico che psicologico, nei confronti della sua vittima, la quale subisce e spesso non reagisce.
Le caratteristiche di tale fenomeno, affinché sia definito tale?
Deve essere intenzionale, persecutorio e presupporre un’asimmetria di potere tra le due parti coinvolte.
Ma cerchiamo di capirne più proprio sulle parti coinvolte.
Le caratteristiche psicologiche del bullo e della vittima
Sapere di più sulle caratteristiche psicologiche del bullo e della vittima, è utile al fine di contrastare un fenomeno che come vedremo, ormai è diffuso notevolmente anche sul Web. Secondo alcuni studi, il bullo solitamente si comporta “da bullo”, perché gode di una buona autostima e ha un’ottima percezione di sé.
I bulli sono soliti mostrarsi potenti e invincibili, attraverso la loro aggressività, che manifestano anche verso genitori e insegnanti. Spesso questi agiscono in gruppo, per ottenere una maggiore soddisfazione.
La prepotenza del bullo non sempre però è connessa alla loro autostima. Secondo altri studi infatti i bulli altro non sono che delle persone insicure, con alle spalle problemi familiari e tendono a sfogare la loro frustrazione su soggetti ritenuti più deboli. Secondo alcuni psicologi, il bullo infatti tende a costruire il proprio potere sulla debolezza provocata negli altri e dietro tutto questo sembra esserci proprio la loro grande fragilità.
Una ricerca condotta nel 1998 ha messo in luce infatti come sia un basso concetto di sé a condurre a tali comportamenti. Pare che i bulli mostrino un elevato concetto di sé, ma in realtà questa non denota una reale e buona immagine di sé: al contrario tutto questo tende a sottolineare solo i loro tratti narcisistici, al fine di sembrare ciò che non sono.
Sembrerebbe che il comportamento prepotente da essi attuato sia efficace a fargli guadagnare potere, ammirazione e attenzione e, in questo modo, migliorare poi l’immagine di sé (Marsh e all, 2001).
Insomma vogliono sembrare belli e dannati, ma in realtà non lo sono.
Le vittime preferite dei bulli sono dei soggetti riservati, timidi, in qualche modo ritenuti una facile preda, poiché tendono a non reagire, avendo
- una bassa autostima
- una povera vita sociale
- una scarsa capacità di risoluzione dei problemi
- Difficoltà emotive
- Disturbi del comportamento
La vittima può arrivare a sperimentare rabbia, vergogna, sensi di colpa e paura.
Cyberbullismo
Tali comportamenti possono essere agiti anche attraverso strumenti elettronici, come abbiamo accennato poc’anzi, dando vita a quello che è definito essere “cyberbullismo”.
Il cyberbullismo è definito come un atto aggressivo, intenzionale condotto da un individuo o un gruppo usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel tempo contro una vittima che non può facilmente difendersi. (Smith, P. K., del Barrio, C., & Tokunaga, R. S., 2013).
Il bullo in rete ha dei maggiori benefici nell’agire la propria aggressività. Non solo può preservare l’anonimato, ma ha una scelta più ampia e un pubblico più vasto a cui rivolgersi.
La vittima al contrario, ha minor possibilità di scampo in rete, poiché non sempre può sapere con chi ha a davvero a che fare, da momento che il cyberbullo può crearsi un falso profilo con false informazioni.
Esordio del fenomeno
Spesso associamo il bullismo agli adolescenti, come se fossero gli unici ad esserne vittime. Sicuramente è un fenomeno che interessa soprattutto ragazzi dai 7 ai 18 anni, ma tali episodi possono insorgere anche prima, già intorno ai 5-6 anni.
I primi episodi si segnalano infatti intorno a quella fascia d’età (22%) e in più di 1 caso su 4 (25,6%) le vittime hanno meno di 10 anni.
Secondo indagini Istat sui comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi, risulta come nel 2014, più del 50% degli 11/17enni sia stata vittima di un episodio offensivo e/o violento da parte di coetanei.I dati che riguardano le conseguenze di tutto questo sembrano essere altrettanto allarmanti, soprattutto per i più piccoli, poiché privi degli strumenti necessari per affrontare il tutto.
Sono tantissimi i bambini che soffrono in silenzio, stanno male, vivono delusioni o violenze e si tengono tutto dentro, esprimendo talvolta attraverso il corpo il loro malessere e sviluppando sintomi psicosomatici come mal di pancia, mal di testa o vomito (Ilola et al., 2016).
Ma le conseguenze non riguardano solo le vittime, poiché anche i cosiddetti spettatori possono risentirne, in quanto possono sviluppare sentimenti di colpa o di impotenza, per non essere riusciti ad essere d’aiuto.
Questa forma di violenza sembra interessare anche l’età adulta, soprattutto nel luogo di lavoro.
Tra le forme più diffuse di cyberbullismo sul lavoro abbiamo il mobbing, un’aggressione psicologica ripetuta nel tempo da parte di più aggressori, con l’intento di nuocere alla salute della vittima.
Riportiamo a tal proposito uno studio, che ha coinvolto ricercatori della University of Sheffield e della Nottingham University, dal quale si è evinto come su 320 persone che avevano risposto al sondaggio, circa otto su dieci aveva sperimentato comportamenti di cyberbullismo almeno una volta negli ultimi sei mesi.
Segnali del fenomeno
Spesso i bambini vittime di bullismo non denunciano il fatto, perché spaventati o perché minimizzano l’accaduto.
Quali sono dunque i segnali a cui occorre prestare attenzione, affinché un genitore possa capire che suo figlio è una probabile vittima di bullismo o cyberbullismo?
Vediamoli qui di seguito:
- Segni psicosomatici e calo del rendimento scolastico: i bambini bullizzati solitamente manifestano mal di testa, mal di pancia, problemi nello studio, difficoltà di attenzione e concentrazione;
- Segni fisici: tra questi possiamo la presenza di graffi, lividi, ecc.
- Piccole distrazioni: chi è vittima può poter saltare la merenda o perdere costantemente oggetti;
- Isolamento: le vittime di solito diventano più introversi e isolati, non vanno a scuola e non vogliono uscire.
Tra gli altri segnali, occorre prestare attenzione anche a:
- Utilizzo eccessivo di internet.
- Presenza di immagini sospettose sul computer
- Disturbi del sonno.o dell’alimentazione
Cause del bullismo
Da quanto appena detto, si evince come il bullo manchi di empatia.
Ma oltre alle caratteristiche appena viste, quali possono essere le altre motivazioni che possono portare all’insorgenza di questo fenomeno?
Vediamoli qui di seguito:
- Mancanza di regole: dove queste non sono presenti è più facile che possano sorgere casi di bullismo
- Mancanza di stimoli: spesso è la monotonia a spingere i bulli a provare soddisfazione attraverso queste condotte
- Fascino del potere: spesso è il desiderio di essere al comando a portare alcuni soggetti a prevaricare attraverso la propria aggressività
- Antipatia: spesso si bullizza una persona perché ritenuta antipatica.
E’ antipatico, ma altrettanto vero.
- Intolleranza verso i diversi: una delle motivazioni più frequenti? l’intolleranza verso chi è percepito come diverso, ovvero gli omosessuali, gli stranieri, i disabili.
- Presenza di vizi: spesso sono proprio i bambini più viziati a dimostrare maggiore aggressività verso i propri coetanei.
- Video-giochi violenti: spesso sono anche alcune scene di aggressione a indurre a dei comportamenti da bulli.
Trattamento
Cosa si può fare per contrastare tale fenomeno, anche sul Web?
A livello legislativo è entrata recentemente in vigore la legge “29 Maggio 2017, N°71, per tutelare i minori e contrastare dunque il fenomeno del Cyberbullismo.
Cosa si può fare invece a livello psicologico?
Dal punto di vista clinico esistono diverse terapie per aiutare non solo le vittime, ma anche i bulli, poiché sono a loro volta vittime di se stessi.
Il bullo infatti deve poter intraprendere un percorso al fine d’imparare a controllare la sua rabbia e a rispettare gli altri, attraverso una riconnessione con le sue emozioni.
Le vittime devono invece lavorare sui torti subiti, a partire dalla propria autostima e fiducia in se stessi, per poi lavorare sulla fiducia nei confronti degli altri. La psicoterapia individuale dal vivo od online è fondamentale per svolgere questo lavoro.
In tale percorso bisogna aiutare anche i genitori, però.
Il contesto terapeutico più idoneo può essere la psicoterapia familiare, poiché interviene su più fronti, al fine di aiutare il ragazzo o la famiglia a trarre beneficio dalle esperienze negative sperimentate.
Attraverso una terapia di questo tipo si possono dunque sostenere
- i genitori, i quali non solo possono fungere da modello di riferimento per i propri figli, ma possono a loro volta valorizzare la loro immagine.
- Con tale terapia si può favorire il riconoscimento delle proprie emozioni: le vittime possono imparare a riconoscere i segnali emotivi relativi alla rabbia e i bulli possono imparare a provare empatia verso gli altri.
Consigli per le vittime di bullismo
Vediamo ora alcuni consigli per riuscire a contrastare tale fenomeno.
Consigli per le vittime
Se si tratta di episodi di bullismo a scuola o no:
- Segnalate l’accaduto ai professori.
Parlatene magari con il professore che vi ispira maggiore fiducia e cercate di trovare insieme un modo per mettere fine a tutto questo.
- Parlatene anche con i vostri genitori: anche questo è un passo dovuto per superare questi attacchi verbali e non. Chiedere aiuto è un passaggio cruciale per iniziare a reagire.
- Non prendetevela con voi stessi: sono loro a doversi fare un esame di coscienza.
- Non abbiate paura di dire ciò che vi capita, sia a scuola che a casa: denunciate anche alla Polizia, se necessario.
- Se non ve la sentite di parlare con qualcuno, potete usufruire delle linee telefoniche e dei siti di associazioni locali che offrono assistenza alle vittime di bullismo.
Il Telefono Azzurro per esempio da tanti anni affianca i bambini e i ragazzi vittime di violenze e di bullismo.
Consultate il sito http://www.azzurro.it/ o il numero 19696.
Consigli per Genitori
Se sospettate o sapete con certezza che vostro figlio sia vittima di bulli
- Non fatelo sentire mai solo
- Denunciate alle autorità
- Non istigatelo a rispondere alle intimidazioni con altrettanta aggressività
- Insegnate loro a difendersi in altro modo, ad esempio evitando luoghi isolati
- Mettetevi in contatto con gli insegnanti e studiate insieme una strategia per monitorare la situazione.
Ma soprattutto informatevi sulle ripercussioni che il bullismo può avere, poiché sono ancora tanti i genitori che ignorano le conseguenze di tale fenomeno.
Un italiano su quattro nega addirittura l’esistenza stessa del fenomeno.
Anche questo non può far altro che fomentare il bullismo, sapete?
Consigli per il bullo
- Osserva il tuo comportamento: è giusto quello che fai?
- Avere antipatia per qualcuno è umano, commettere questi atti no: cerca di capire che qualcuno può esserti antipatico, ma non per questo deve essere bullizzato
- Prova a metterti nei panni della vittima: come ti sentiresti al suo posto?
- Parla con una persona di cui ti fidi, con i tuoi genitori o con gli insegnanti o ancora con un professionista per capire cosa c’è alla base della tua rabbia.
Riferimenti
- Ilola A. M., Lempinen L., Huttunen J., Ristkari T., Sourander A. (2016). Bullying and victimization are common in four‐year‐old children and are associated with somatic symptoms and conduct and peer problems. Acta Paediatrica, 105(5): 522-528.
- Saint-Pierre F. (2015). Bambini e bullismo. Tutto ciò che bisogna sapere per poter agire. Red Edizioni.
- Zarate-Garza P. P., Biggs B. K., Croarkin P., Morath B., Leffler J., Cuellar-Barboza A., Tye, S. J. (2017). How Well Do We Understand the Long-Term Health Implications of Childhood Bullying?. Harvard Review of Psychiatry, 25(2): 89-95.